Come è finita la storia del responsabile Mediaset che abbiamo smascherato

Vi ricordate la vicenda della persona che si spaccia per un responsabile casting Mediaset e chiede in cambio foto (di nudo) alle aspiranti attrici? Giornalettismo, sotto una segnalazione, ha contattato quel numero e quello che era emerso, oltre alla richiesta insistente e per nulla professionale del materiale, era un vero e proprio furto d’identità. La persona in questione si fa chiamare Angela Uggeri, spacciandosi per una responsabile di casting Mediaset. In realtà, dietro a quel numero, non ci sarebbe nessuna realtà aziendale. Solo una persona, che raccatta foto qua e là, di ignare ragazze.

QUI TUTTA LA STORIA > «CIAO SONO DI UN CASTING MEDIASET, POTRESTI MANDARMI LE TUE FOTO?»

LA DENUNCIA DA MILANO SOTTO SEGNALAZIONE DI GIORNALETTISMO

Nella foto esibita da Angela compariva un nome, un cognome e un volto. Il viso era purtroppo quello di una ignara dipendente comunale di Milano. La donna, che lavora all’Anagrafe, si era prestata a un servizio fotografico per la carta d’identità elettronica e la foto era finita su diversi siti on line. Si tratta dell’immagine utilizzata dal falso responsabile. Come è andata a finire? Il Comune di Milano, per tutelare le proprie dipendenti, sotto nostra segnalazione, ha sporto denuncia. Sulla vicenda indaga la polizia postale. Noi siamo riusciti a contattare una delle vittime del finto responsabile del casting Mediaset. Si chiama Emanuela Belardinelli e vive a Senigallia. Anche lei ha presentato denuncia. «Ho messo il mio annuncio di ricerca lavoro on line – spiega – e nel giro di poco tempo mi è arrivato un Whatsapp. Mi è puzzata un po’ la cosa, francamente. Ma ho proseguito la conversazione con questo numero per capire come andava a finire». Il contatto in questione chiede subito delle foto alla ragazza. Così, via social, istantaneamente. «Me le ha chieste con una certa insistenza. Io, non essendo una modella, gli ho risposto che le avrei dovute ancora fare», ci ha spiegato Emanuela. Da quel momento in poi il contatto cambia tono della conversazione . «Al seguito di come ho risposto, sottolineando che non era una cosa seria, mi ha dato della troia e mi ha bloccato su Whatsapp». Emanuela però insiste. Cerca il numero su Google, nota le recensioni negative. Così avvisa alcune persone sui social, ha raccontato in alcuni gruppi Facebook, dove si cerca lavoro, l’episodio. «Sono contenta di aver sollevato questa cosa. Le persone – spiega – devono capire che non devono aver paura. Questi sono esseri talmente piccoli e questa persona va fermata». «Ho 42 anni – aggiunge – non sono una bambina. Io in queste cose non ci casco. Però ho una nipote di 13. Ecco se accadesse a una ragazzina, piena di sogni, potresti rovinarle la vita». «Il mio nome scrivilo pure. Ci metto la faccia», spiega. «Questo tipo di persone devono capire che non tutti hanno paura».

Se anche voi avete vissuto una storia simile contattateci via mail a redazione@giornalettismo.com. Purtroppo i casi di Emanuela e quello verificato da Giornalettismo non sono isolati.

 

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