Quanto è accessibile Internet e cosa si può migliorare? Le testimonianze dei divulgatori social
Marco Andriano, Marina Cuollo, Elena e Maria Chiara Paolini sono content creator che utilizzano i social anche per fare informazione su temi riguardanti la disabilità
11/01/2023 di Giordana Battisti
Marina Cuollo è un’autrice che si dedica anche alla creazione di contenuti informativi sul tema della disabilità che pubblica sui suoi account social, come Instagram. Cuollo ha spiegato a Giornalettismo che avendo una disabilità che le permette il pieno accesso al mondo digitale ha sempre potuto fruire pienamente di questi spazi. «La digitalizzazione, anzi, mi ha permesso di raggiungere luoghi o persone altrimenti inaccessibili. Tuttavia lo spazio digitale non è assolutamente accessibile nel senso più ampio del termine, questo perché la disabilità contiene in sé una miriade di condizioni. Ho potuto verificare quanto il web sia spesso inaccessibile a persone con disabilità intellettiva, cognitiva o con disabilità sensoriale» spiega Cuollo.
Marco Andriano in quanto consigliere di un’associazione di persone cieche e ipovedenti si occupa di organizzare eventi per giovani con disabilità visiva ed eventi di sensibilizzazione. Su Instagram e TikTok pubblica dei video «con un taglio leggero e ironico» in cui racconta alcuni aspetti della sua vita quotidiana in quanto persona con una disabilità visiva. Secondo Andriano il Web per una persona con una disabilità visiva è una sorta di «isola felice» perché proprio consente di fare acquisti, informarsi e accedere a diversi contenuti più o meno facilmente. Inoltre, il Web sta diventando sempre più accessibile per chi ha una disabilità di questo tipo grazie ai sistemi come lo screen reader, il lettore dello schermo, oppure alle applicazioni che consentono di fare degli zoom. «Ci sono ancora siti Web totalmente inaccessibili e delle migliorie che si possono fare su quelli già in parte accesibili: su alcuni siti, per esempio, mancano delle accortezze che rendono disordinata la lettura fatta dallo screen reader» spiega Andriano.
Elena e Maria Chiara Paolini, creatrici del blog Witty Wheels, hanno spiegato che avendo una disabilità motoria la propria esigenza di accessibilità non si applica tanto a Internet quanto ai dispositivi stessi: «Abbiamo bisogno di cellulari e mouse piccoli e leggeri, con tasti morbidi da cliccare. Come tastiera del PC utilizziamo quella su schermo perché per quella tradizionale ci vuole un range di movimento troppo ampio mentre a livello di software o navigazione sul Web in generale non abbiamo necessità specifiche».
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Internet sempre più accessibile: l’esperienza degli intervistati con siti Web e social network
I siti Web più accessibili secondo Cuollo sono quelli che «tengono conto non solo dell’accessibilità sensoriale e/o motoria, ma anche quella legata ai DSA, con l’utilizzo di font idonei» e sicuramente nei Paesi dove l’attenzione per l’accessibilità è più alta «è possibile riscontrare una maggiore attenzione anche nel digitale». Anche secondo Andriano fuori dall’Italia c’è una maggiore attenzione rispetto ai dettagli che rendono accessibile un sito Web. Andriano spiega anche che i siti Web delle grandi aziende e multinazionali che vendono un servizio o dei prodotti sono solitamente molto accessibili perché vedono nelle persone con disabilità dei potenziali clienti. «Tendenzialmente più un’attività commerciale o un’azienda è piccola meno c’è un’attenzione e uno studio specifico sull’accessibilità».
«I social network sono uno strumento di comunicazione incredibile anche per le persone con disabilità visiva. Alcuni dei social network più diffusi sono quasi del tutto accessibili, altri sono ancora molto indietro», spiega Andriano. «Il più accessibile nella mia esperienza è Facebook perché è ottimizzato nella navigazione tramite screen reader e perché la maggior parte dei contenuti è testuale. Anche nel caso delle immagini c’è la possibilità di inserire un testo alternativo che descriva la foto. Anche YouTube e LinkedIn sono social network accessibili, nonostante la seconda potrebbe essere migliorata ancora. Instagram, a causa dei suoi contenuti, rischia di essere poco accessibile perché nonostante si possano descrivere le immagini attraverso l’inserimento di testi alternativi, perde la sua sostanza. TikTok attualmente è il meno accessibile perché la piattaforma ha vari problemi quando si utilizza uno screen reader». Cuollo spiega invece che «i social network nel tempo sono migliorati in termini di accessibilità ma non sono ancora totalmente accessibili, o almeno spesso per utilizzarli sono necessarie applicazioni di terze parti. Per la mia esperienza il social meno accessibile che ho provato è Clubhouse perché utilizza un solo tipo di comunicazione, ovvero quella verbale attraverso l’audio». Maria Chiara e Elena Paolini trovano «molto più semplice creare contenuti accessibili alle persone con disabilità sensoriali su Facebook piuttosto che su Instagram» e ritengono quest’ultimo meno accessibile. uno dei problemi principali, secondo loro, riguarda i sottotitoli automatici che spesso non sono corretti e questo richiede ulteriori energie da parte di chi crea contenuti per intervenire sugli errori.
Sui social si parla molto di barriere digitali e da molto tempo, dicono Cuollo e Andriano. «Il problema è che questi discorsi ricevono ancora poco ascolto» dice Cuollo. Sui social si discute delle migliorie che si possono fare all’interno di una certa community ma si possono anche fornire delle opinioni e valutazioni sui vari siti Web e sulle applicazioni. Secondo Andriano, infatti, bisognerebbe comunque continuare a utilizzare i social per parlare di questi temi perché sono uno strumento che consente di «abbattere le barriere culturali e di conseguenza anche quelle digitali e architettoniche». Cuollo sostiene la necessità di ampliare il discorso sulle barriere digitali in quanto «la mancanza di sottotitolazione adeguata, audio descrizioni, comandi vocali e tutta una serie di accessibilità legate a diversi tipi di disabilità sono oggetto di discussione non solo per la loro mancanza nel mondo digitale, ma nel mondo dell’intrattenimento più in digitale». Anche secondo Maria Chiara e Elena Paolini sui social si parla di questo tema e spesso sono le «persone direttamente interessate dal problema della non accessibilità» a farlo, informando e fornendo indicazioni, ma sono ancora pochi i creator che le mettono in pratica.