L’avviso ai naviganti del Garante Privacy sugli accordi tra editori italiani e OpenAI

Alla luce dell'annuncio del gruppo GEDI, l'Autorità per la protezione dei dati personali ha deciso di seguire la situazione molto da vicino

27/09/2024 di Enzo Boldi

Nessuna indagine. Nessun approfondimento. Ma un faro acceso per capire l’impatto – in termini di protezione dei dati personali – dell’appena annunciato accordo di “partnership strategica” siglato tra OpenAI e il Gruppo Gedi. L’apertura dei contenuti pubblicati sulle edizioni online dei quotidiani La Repubblica e La Stampa (e gli altri che fanno parte del gruppo editoriale di proprietà della holding Exor) all’addestramento di ChatGPT e al prototipo del motore di ricerca SearchGPT è finita immediatamente sotto l’attenzione del Garante Privacy. Quasi a voler dire: “Uomo avvisato, mezzo salvato”.

LEGGI ANCHE > Cosa sappiamo dell’accordo tra il gruppo Gedi e OpenAI

Neanche il tempo di annunciare, con uno scarno e poco dettagliato comunicato stampa, il raggiungimento di un accordo tra OpenAI e Gedi ed ecco che il Garante Privacy italiano (il primo in Europa ad aver segnalato gli enormi problemi riguardanti anche il trasferimento dei dati degli utenti) ha deciso di lanciare un avviso ai naviganti. Le conseguenze di questo accordo OpenAI-Gedi saranno viste, studiate e analizzate. E, oltre a queste, lo stesso faro si è acceso sull’intesa precedente – che risale al mese di luglio – siglata tra l’azienda di Sam Altman e il gruppo RCS per l’assistente virtuale dedicato all’app L’Economia del Corriere della Sera.

Accordo OpenAI-Gedi, il faro acceso dal Garante Privacy

E se il comunicato diffuso da Gedi è scarno, quello del Garante Privacy non è da meno. Poche righe. Una sola frase e pochissimi dettagli, se non la specifica che non si tratta di un’indagine o istruttoria in corso.

«Il Garante per la protezione dei dati personali segue con attenzione gli accordi che – secondo notizie di stampa – RCS MediaGroup e GEDI Gruppo Editoriale avrebbero siglato con OpenAI, azienda che realizza ChatGPT, e si riserva di valutare l’adozione di più specifiche iniziative». 

Di fatto, il coinvolgimento attivo nelle dinamiche dei principali quotidiani italiani da parte di OpenAI non può essere sottovalutato, anche alla luce dei precedenti e del braccio di ferro che portò alla sospensione di ChatGPT in Italia per circa un mese.

Le preoccupazioni della FNSI

In attesa di conoscere le prossime mosse del Garante Privacy, l’accordo che porterà i contenuti de La Repubblica e de La Stampa ad addestrare ChatGPT preoccupa – e non poco – anche la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana).

«L’AI deve essere gestita per evitare che possa addestrarsi con i contenuti dei giornalisti e prepararsi quindi a sostituirli – si legge nel comunicato -. Di conseguenza, l’accordo di Gedi deve necessariamente avere sia un approfondimento tecnico – ad esempio capire se ChatGpt oltre a citare gli articoli ha avuto dall’azienda il via libera per assorbirli e quindi addestrarsi, ma anche se i contenuti saranno “marcati” in modo da poter essere contabilizzati – sia dal punto di vista contrattuale, perché l’utilizzo dei prodotti giornalistici coperti da copyright possa avere una ricaduta economica positiva anche sulla redazione». 

Tutte problematiche di cui parliamo da tempo e che ora, alla luce degli ultimi accordi di “partnership strategica” con i principali organi di informazione italiani, sono diventati argomento di dibattito diffuso. Almeno per chi lavora in questo settore.

Share this article