Addio alle lettere e alle raccomandate di Poste Italiane?

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Non c’entra solamente l’ennesimo passo verso la privatizzazione, ma è “colpa” delle nuove dinamiche create dal mondo digitale hanno reso obsoleti i servizi che erano alla base dalla nascita di Poste Italiane. Tra meno di due anni, infatti, potrebbe configurarsi un enorme cambiamento: non sarà più possibile recarsi presso gli oltre 13mila uffici postali sparsi lungo tutto il territorio italiano per inviare lettere e raccomandante. Ma anche per pagare un bollettino. I servizi di corrispondenza, infatti, ormai coprono solamente il 5% delle attività dell’azienda (ancora) pubblica, rappresentando un costo che non porta a un profitto.



Poste italiane e l'addio alle lettere e alle raccomandate

Dunque, siamo nell’imminenza dell’addio a quelle Poste Italiane nate nel 1862. A confermarlo è stato l’amministratore delegato Matteo Del Fante in audizione alla Camera. Il mercato è cambiato e negli uffici si fanno, più che altro, servizi assicurativi, finanziari e relativi alle telecomunicazioni. La corrispondenza “tradizionale” è stata soppiantata da strumenti digitali: dai pagamenti fino alle PEC che (ove possibile) hanno sostituito l’invio delle raccomandate. L’addio ai “postini” farebbe risparmiare all’azienda - quindi allo Stato - oltre 3 miliardi di euro ed è per questo che alla scadenza dell’attuale contratto (nell’aprile del 2026) per i “servizi postali universali” le strade si potrebbero dividere.

Il governo, oltre alla privatizzazione, potrebbe seguire due strade: aumentare il sostegno (in compensazione) all’azienda attraverso una ridiscussione dei termini d’accordo o aprire un nuovo bando per trovare un soggetto interessato a prendere in mano quella ormai ristretta quota di mercato. E sullo sfondo, come detto, c’è la privatizzazione: nei giorni scorsi il Consiglio dei Ministri ha approvato il DPCM che va in quella direzione e nel mese di ottobre saranno messe in vendita il 15% delle quote azionarie ai piccoli risparmiatori.