Inizia la sperimentazione dell’AI nelle scuole italiane

In quattro regioni, per 15 classi: l'assistente basato sull'AI (verosimilmente made in Google) entrerà nelle scuole italiane. E, se la sperimentazione andrà bene, potrebbe diventare uno strumento di studio

11/09/2024 di Gianmichele Laino

Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria. Quattro regioni e 15 classi. Sarà lì che si concentrerà l’attenzione del mondo della scuola, in questo anno 2024/2025 appena iniziato (o alle porte per molti studenti): il ministro Giuseppe Valditara, direttamente dal forum di Cernobbio, ha annunciato questa sperimentazione che mira a introdurre un assistente personalizzato per gli studenti, basato sull’intelligenza artificiale, che li supporterà soprattutto nelle discipline STEM e nell’apprendimento delle lingue straniere. Sarà poi il test Invalsi di quest’anno a stabilire se, all’interno delle classi dove è stata avviata la sperimentazione, i risultati saranno positivi e – quindi – sarà opportuno implementare l’utilizzo dell’AI nelle scuole italiane.

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AI nelle scuole italiane, parte la sperimentazione in quattro regioni

Il ministro aveva detto queste parole: «Siamo uno dei primi Paesi ad avere avviato quest’anno scolastico una sperimentazione nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la personalizzazione della didattica». Ma in cosa consiste il concetto di personalizzazione della didattica applicato a strumenti di intelligenza artificiale? Significa, in sostanza, che gli alunni saranno assistiti – nelle discipline scientifiche e nelle lingue straniere – da un software da installare su Google Workspace che segnalerà specifiche lacune nel loro apprendimento, in modo tale che poi il docente possa intervenire in maniera mirata. Questo, ovviamente, con lo scopo di azzerare le distanze nel percorso di studi, intervenendo soprattutto sugli alunni in difficoltà o arrivati in Italia da poco tempo.

Per farci capire come funzionerà il sistema di AI nelle scuole italiane, è utile evidenziare l’intervento di Paolo Branchini, consigliere del ministro dell’Istruzione e del Merito, che ha parlato della sperimentazione al Quotidiano Nazionale. Ha affermato, ad esempio, che il sistema di AI può individuare il problema specifico di uno studente con le equazioni di secondo grado: nel momento in cui l’alunno ne comprende il meccanismo, ma ha difficoltà con il calcolo delle frazioni, ecco che l’AI potrà segnalare questo specifico intoppo nel percorso di apprendimento del modulo didattico.

Quante perplessità sull’AI nelle scuole

Il sistema può anche partire da buoni propositi e può anche consistere in uno strumento di assistenza che, assicurano dal ministero, non sarà in alcun modo sostitutivo della funzione del docente. Tuttavia, ci sono una serie di perplessità che non si possono tralasciare. Innanzitutto, il fatto che il sistema di intelligenza artificiale sia installabile su Google Workspace fa pensare, inevitabilmente, all’utilizzo dell’AI di Gemini (l’intelligenza artificiale made in Mountain View) e, quindi, alimenta il dibattito sulla sempre maggiore dipendenza dell’ecosistema scolastico italiano da strumenti didattici messi a disposizione dai grandi di Big Tech (Google, appunto, ma anche Microsoft in molti casi). In questo modo, si affida il sistema educativo italiano a piattaforme internazionali, distanti dal nostro tessuto culturale e sociale, che potrebbero incamerare sempre più dati personali estremamente sensibili come quelli che provengono dai minori che utilizzano i programmi nel loro percorso di studio.

Poi, di fatto, l’assistente basato sull’AI – individuando specifiche lacune dello studente – si sta sostituendo eccome al docente. Intervenire su specifici problemi dell’alunno dovrebbe essere un processo guidato, dall’inizio alla fine, dall’insegnante. Se a segnalare le difficoltà dello studente sarà uno strumento di intelligenza artificiale, significa depotenziare il ruolo del docente e minarlo in una delle sue funzioni fondamentali. Cosa ci assicura che, in futuro, a questa funzione dell’AI non se ne aggiungeranno altre che – a quel punto – potrebbero portare a rendere inutili i maestri e i professori?

In ultimo, c’è la portata eccessivamente limitata della sperimentazione: 15 classi in quattro regioni italiane, tra l’altro con l’adesione non obbligatoria degli studenti alla sperimentazione stessa, sono davvero un campione troppo ridotto per poter essere significativo. Il rischio di bias è molto alto: i risultati di queste classi saranno determinanti per estendere l’uso dell’AI nelle scuole dal 2026. Su poco più di 150-200 studenti rischiano di consumarsi le sorti della scuola italiana.

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