Il mondo delle app per il turismo digitale

Nel corso degli ultimi anni, si sono moltiplicate le piattaforme in grado di garantire nuove esperienze di viaggio agli utenti

20/05/2024 di Enzo Boldi

Viaggiare è un’esperienza che aiuta a crescere, scoprire e relazionarsi con gli altri. In un mondo dove il digitale sta assumendo un ruolo di primaria importanza, è evidente come gli strumenti “a portata di mano” possano aiutarci in molti degli aspetti: dalla logistica fino all’individuazione dei luoghi da visitare. Non è un caso, dunque, che negli ultimi anni si siano moltiplicate le app mobile a uso e consumo dell’utente. I numeri del turismo digitale in Italia non mentono: il 56% del valore totale del comparto arriva dall’online. Parte di questo volume arriva proprio dalle app per il turismo digitale. E ce ne sono di molti tipi, in base alle esigenze e alle preferenze degli utenti.

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Praticamente tutti gli operatori di volo hanno una piattaforma ad hoc. Stesso discorso vale per treni e pullman a lunga percorrenza. Stesso discorso vale anche per le strutture ricettive che, tra l’altro, possono sfruttare anche i grandi aggregatori per consentire agli utenti di prenotare una stanza. Poi ci sono i tour operator che hanno mutato la loro natura convertendosi al digitale attraverso piattaforme e applicazioni mobile. Alcune, anticipando la tendenza, sono native digitali e con il passare degli anni hanno visto cercare il loro successo.  

Le App turismo digitale hanno cambiato il modo di viaggiare 

C’è chi offre la miglior offerta a pacchetto (volo+hotel, per fare un esempio) e chi, invece, propone delle vere e proprie esperienze da compiere sul campo. In solitaria o in compagnia, non solo per “scoprire sé stessi”, ma anche per conoscere altre persone. Come nel caso di WeRoad, nato a Milano nel 2016 e sempre più utilizzato dagli utenti italiani. Il progetto è figlio di un’idea della startup OneDay Group e rientra a pieno nell’alveo del turismo digitale. Dalla piattaforma si può scegliere la destinazione e partire “zaino in spalla” per vivere la propria esperienza. In ogni luogo del mondo. Anche da soli. Perché il punto di forza, oltre all’organizzazione dei percorsi da seguire, è la socialità: ci si ritrova al punto di partenza in compagnia di un piccolo (dalle 8 alle 15 persone) di sconosciuti per poi scoprire un lato del mondo insieme a loro.  

Viaggi di gruppo partendo dal singolo. Un paradigma che contraddistingue anche il modello alla base di “Sto Gran Tour”. Anche in questo caso, l’utente può scegliere la propria esperienza e ritrovarsi con gli altri al punto di partenza. Ci sono viaggi semplici e “avventura”, dove cimentarsi con gli altri alla scoperta del nuovo. Si tratta di un modello molto in voga tra gli under 35 e tra chi non vuole entrare a pieno contatto con il posto che ha deciso di visitare. Anche in questo caso, la guida è un tour operator esperto.

Dunque, parliamo di viaggiatori professionisti che, attraverso un mezzo digitale, riescono a organizzare dei viaggi di gruppo in grado di coinvolgere persone provenienti da tutto il mondo. Un paradigma che, come detto, vede crescere il numero delle realtà entrate a far parte del mercato: da KeTrip a SiVola, fino ad arrivare a Puoy. Realtà differenti, ma accomunate dal fine ultimo: organizzare viaggi per permettere agli utenti di far parte di un’esperienza indimenticabile. 

L’evoluzione dei social 

Al netto dell’aspetto organizzativo, il principio alla base di questi progetti digitali è figlio di un’evoluzione naturale: il mondo dei travel blogger è passato dai blog personali agli account social e ora, di fatto, è pronto a sbarcare anche in modalità app mobile. Esperimenti riusciti come quelli citati poco fa, mettono in mostra tutte le potenzialità di piattaforme di questo tipo. Partendo dalla competenza: ci si fida di realtà come WeRoad (e delle altre) perché oltre alle idee ci sono dei tour operator esperti. Ed è lo stesso principio dei travel blogger che per anni hanno raccontato (e stanno raccontando) le proprie esperienze di viaggio ai follower. Il turismo digitale, dunque, passa anche da queste forme di organizzazione. 

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