Perché Apple dà la “colpa” all’Europa?

L'azienda di Cupertino ha annunciato il ritardo nell'arrivo della "sua" AI nel Vecchio Continente citando il problema Digital Markets Act

24/06/2024 di Enzo Boldi

Le perplessità erano emerse fin dall’annuncio di due settimane: lo sviluppo di Apple Intelligence si potrà mai integrare con le normative vigenti in Europa? La risposta è arrivata nelle scorse ore: per il momento, Cupertino non potrà lanciare la “sua” intelligenza artificiale su iPhone, iPad e Mac nel Vecchio Continente. Almeno per il momento. Dunque, entro la fine del 2024, l’aggiornamento totale di iOS 18 sarà disponibile nel resto del Mondo, ma non nello Spazio Economico Europeo. E l’azienda, anche nel tentativo di spingere gli utenti/clienti a parteggiare per lei, sostiene che la colpa di questo rinvio sia del Digital Markets Act, la legge sui mercati digitali entrata in vigore nel marzo scorso e con Apple inserita (per dimensioni di mercato e fatturato) all’interno dei cosiddetti gatekeeper.

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Il dito puntato contro l’Europa e le sue leggi – molto più stringenti rispetto al resto del Mondo (con gli Stati Uniti in primis) – non è una ricostruzione giornalistica. Ci sono delle dichiarazioni, come quella rilasciata attraverso una nota firmata dal portavoce dell’azienda di Cupertino Fred Sainz a The Verge, ufficiali in cui si cita direttamente il DMA come “responsabile” del ritardo nell’arrivo di Apple Intelligence in Europa:

«A causa delle incertezze normative causate dal Digital Markets Act (DMA), non crediamo che saremo in grado di implementare tre di queste funzionalità – iPhone Mirroring, miglioramenti alla condivisione dello schermo SharePlay e Apple Intelligence – nella UE quest’anno. Nello specifico, temiamo che i requisiti di interoperabilità del DMA possano costringerci a compromettere l’integrità dei nostri prodotti in modi che mettono a rischio la privacy degli utenti e la sicurezza dei dati. Ci impegniamo a collaborare con la Commissione Europea nel tentativo di trovare una soluzione che ci consenta di fornire queste funzionalità ai nostri clienti dell’UE senza compromettere la loro sicurezza».

Si parla, soprattutto di interoperabilità, uno dei principi su cui si fonda il Digital Markets Act per consentire un accesso libero ed equo (anche in termini di concorrenza per scongiurare gli abusi di posizione dominante) a tutti gli attori della scena sul mercato digitale.

Apple Intelligence in Europa? Lo stop per “colpa” del DMA

Secondo la versione di Apple, un approccio interoperabile – consentendo ad app di terze parti di “forzare” il sistema – sarebbe dannoso per la privacy degli utenti. Dunque, quei dati che dovrebbero essere messi al sicuro (anche se quando si parla di ciò che non resta “on device” è difficile, se non impossibile, garantire una sicurezza assoluta) all’interno del Private Cloud Compute rischierebbero la compromissione.

E se le interlocuzioni sono in corso con la Commissione Europea per dirimere questa matassa, ci sono anche altri elementi da tenere in mente per capire i reali motivi di questa tensione commerciale. Nel marzo scorso, infatti, è stata avviata un’investigazione ufficiale nei confronti dell’azienda di Cupertino, proprio per presunta violazione del DMA. Mancano ancora le accuse ufficiali e la sanzione (si parla di un range tra il 5 e il 10% del fatturato globale) che dovrebbero arrivare entro la prima dedica di agosto, ma l’indagine riguarda l’addebito dei costi che l’App Store addebitano nei confronti delle applicazioni sviluppate da sviluppatori terzi. Esattamente come ribadito oggi da Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi:

E se questa è storia (anche futura e futuribile), il resto è rappresentato anche dalla sicurezza dei dati delle integrazioni AI sui dispositivi Apple. Per fare un esempio: negli Stati Uniti, non è necessario avere un account per utilizzare ChatGPT, mentre in Europa sì (con tanto di verifica dell’età). Come si potrà interagire con Siri e utilizzare il chatbot di OpenAI senza “trasferire” i propri dati all’esterno? E cosa accadrà, in futuro, quando la “Mela” siglerà altri accordi (ci sono trattative, per esempio, con la contestata e già bloccata – in Europa – Meta AI) con altre aziende che sviluppano sistemi di intelligenza artificiale che sono già oggetto di contestazioni? Dunque, il rinvio dell’arrivo di Apple Intelligence in Europa sembra più una mossa di geopolitica commerciale, tirando in ballo gli utenti e raccontando loro una storia forzata: in tutto il Mondo si potranno sfruttare modelli con potenzialità immense, mentre in Europa si procederà con modelli che rimarranno obsoleti.

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