Il boss della ‘ndrangheta che tentò di uccidere sei romeni incendiando la casa
20/03/2018 di Redazione
Aver appiccato l’incendio in una casa di Reggio Calabria con l’obiettivo di uccidere sei rumeni, tra cui due bambini in tenerissima età. È questa l’accusa con cui oggi la Polizia di Stato ha arrestato un boss della ‘ndrangheta nella città calabrese (Antonino Labate, 68 anni, elemento di vertice dell’omonima cosca del quartiere Gebbione). L’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio plurimo è stata eseguita su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. L’indagine è stata condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e ha consentito di individuare nel boss l’autore materiale di un incendio appiccato, a fine febbraio, ad un’abitazione nella zona sud di Reggio Calabria.
Reggio Calabria, boss della ‘ndrangheta tentò di uccidere sei romeni incendiando la loro casa
I delitti che la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria contesta all’uomo arrestato questa notte dai poliziotti della Squadra Mobile sono tentato omicidio plurimo e incendio doloso aggravati dalle modalità mafiose. I fatti risalgono precisamente al 27 febbraio, quando è stata data alle fiamme l’abitazione di fortuna in cui aveva trovato riparo una donna rumena di 46 anni senza fissa dimora, che ospitava quel giorno altri connazionali con bambini.
Salvi grazie alla fuga dalla finestra
Al momento dell’incendio gli occupanti della casa stavano festeggiando un compleanno. Quando si sono accorti delle fiamme che divampavano all’interno, hanno fatto appena in tempo a mettersi in salvo. Hanno scavalcato una finestra posteriore che dava su un cortiletto circondato da alti muri di cinta. I Vigili del Fuoco e le Volanti erano accorsi sul luogo per domare l’incendio, appena scattato l’allarme al servizio 113 della Questura.
Dalle indagini è emerso che Antonino Labate, durante un litigio, aveva picchiato con un bastone la donna rumena che occupava l’immobile con i suoi ospiti, con la minaccia di «bruciarli vivi» per aver abbandonato alcuni sacchetti di spazzatura accanto all’ingresso di un podere di sua proprietà. Il 68enne era quindi passato dalle minacce ai fatti, cospargendo di benzina e dando fuoco all’androne dell’abitazione in cui si trovavano gli stranieri.
(Immagine generica da archivio Ansa)