Le bufale sul caffè che provoca i tumori | RICETTA ROSSA
L'intervista alla dottoressa Chiara Matilde Ferrari, buologa nutrizionista e consulente scientifico della Fondazione Veronesi
08/11/2023 di Redazione Giornalettismo
Si tratta di un evergreen della disinformazione scientifica: il caffè che provoca il cancro. Invece, si tratta di uno dei luoghi comuni da sfatare. Per farlo, nel corso di questa nuova puntata di Ricetta Rossa, abbiamo prestato ascolto alle prezione informazioni che ci ha fornito la dottoressa Chiara Matilde Ferrari, biologa nutrizionista e consulente scientifico della Fondazione Veronesi. Nel corso degli ultimi anni, si sono registrate – a livello cronologico – due ondate di diffusione delle bufale (soprattutto sui social network) connesse al caffè e all’insorgere di tumori. La nostra analisi, ad esempio, ha mostrato come nel quarto trimestre del 2019 e nel quarto trimestre del 2020 le ricerche degli utenti che andavano in questa direzione erano molto più frequenti, facendo registrare dei veri e propri picchi.
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Caffè provoca cancro, tutte le bufale sulla correlazione
C’è un grande malinteso a proposito della connessione tra caffè e tumori. «In realtà – spiega la dottoressa Ferrari -, i tumori sono maggiormente legati al problema connesso delle alte temperature del caffè come bevanda. Ma anche con la paura di una presenza di acrilammide all’interno del caffè».
Osservando i bigrammi e i trigrammi presenti su Twitter, ci sono molti riferimenti al cancro e al tumore: in particolare, sembra che il target più interessato sia quello del cancro al seno e le donne. Tuttavia, la scienza va in una direzione completamente diversa: «L’acrilammide è un composto che si forma durante le cotture di alcuni alimenti che contengono amido al loro interno – spiega la dottoressa Ferrari -. Quindi, principalmente pensiamo a panificati e cereali. Però il caffè è un prodotto che viene tostato e si suppone che anche in questo caso si formi acrilammide. Pertanto ci si aspetta che chi consuma caffè quotidianamente sia sotto le grinfie di questo composto».
Quando sui social si parla di caffè legato ai rischi per la salute, i sentimenti che gli utenti manifestano sono soprattutto quelli collegati alla sfera semantica della paura: «Al caffè viene connesso un po’ il rischio di problematiche cardiache – continua la dottoressa Ferrari -. In realtà si è visto che berne quattro/cinque tazzine al giorno non è così dannoso. Anzi, a un certo punto in chi consuma caffè quotidianamente si sviluppa una certa tolleranza alla caffeina e, addirittura, va a tamponare eventuali innalzamenti della pressione. Una delle limitazioni del suo consumo che potrebbe venirmi in mente si applica nel caso di una donna in gravidanza, a cui si suggerisce di dimezzare completamente l’assunzione di caffè durante l’allattamento, perché il caffè passa nel latte materno e arriverebbe al bambino. Poi ci sono casi un po’ più specifici, in cui ci sono assunzioni di determinati farmaci come quelli bronco-dilatatori o antidepressivi, su cui il caffè può andare a interferire e far funzionare peggio questi medicinali. Ma anche chi ha un riposo poco regolare dovrebbe berne meno».
In ogni caso, il caffè è associato al tema dei tumori anche in virtù di alcune strampalate teorie che si sono diffuse nel corso degli anni, tra cui la terapia Gerson. Non è difficile, nell’ambito di una ricerca per parole chiave, arrivare a individuare articoli – anche di testate importanti – che restituiscono come risultato un 404 o una pagina not found. Segno tangibile ed evidente che, in seguito al debunking di queste notizie, le testate – piuttosto che rettificare – hanno preferito rimuovere il contenuto.
«La terapia Gerson che è stata molto in voga e spero non lo sia più – ci confessa la dottoressa Ferrari -, perché non ha alcun fondamento scientifico, prevede l’utilizzo del caffè insieme ad altri accorgimenti nella dieta, per cercare di curare il tumore. In alcuni casi viene specificata la tipologia di tumore. Per esempio, i clisteri di caffè venivano consigliati per ridurre il dolore provocato dal cancro addominale. Sarebbe meglio, però, utilizzare un antidolorifico. Per fortuna questo tipo di “terapia” è stata dichiarata fuorilegge in alcuni Stati, soprattutto in America. Purtroppo, però, in altre zone viene ancora portata avanti dalla figlia di Gerson che è riuscita a convincere dei medici per proseguire con questa “terapia” proposta dal padre. Di fatto, è basata su delle ipotesi che non hanno validità scientifica».