La testardaggine dell’UE sul Chat Control

Giovedì è stato rinviato il voto del Consiglio europeo. Restano evidenti i problemi di questa soluzione per debellare la pedopornografia

22/06/2024 di Redazione Giornalettismo

Se l’Europa, all’interno delle sue istituzioni e della loro gerarchia, non riesce a trovare un accordo sul Chat Control, appare evidente che ci sia più di un problema all’orizzonte. Non tanto per l’obiettivo (scongiurare la diffusione online di materiale pedopornografico), ma per l’approccio tecnico a un sistema di controllo che, tra le altre cose, andrebbe anche in direzione contraria rispetto a una recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Non è un caso che, nella giornata di giovedì, il Consiglio UE ha rinviato il voto sul testo della proposta di legge. Mancava una maggioranza a supporto di questo documenti e il tutto è stato rinviato a data da destinarsi.

Chat Control, una legge che potrebbe non essere mai approvata

Molti Stati membri, infatti, sono contrari all’utilizzo di sistemi invasivi che, tra le tante cose, andrebbero anche a indebolire la tecnologia di crittografia end-to-end, quella che garantisce un alto livello di tutela della privacy nelle comunicazioni digitali degli utenti. Un problema non da poco che segue l’atavico dilemma: la protezione della privacy di tutti i cittadini può essere sacrificata per evitare i comportamenti scorretti (in questo caso si parla di un reato) di pochi? La risposta appare evidente: non si può ragionare seguendo il meccanismo della sorveglianza di massa. Esattamente come sottolineato dalla CEDU nella sua sentenza che ha visto Telegram contrapposta ai servizi di intelligence russi.

Le tre versioni presentate, dal 2022, dalle tre principali istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio) hanno evidenti criticità su tutti i fronti. E neanche l’approccio “preventivo” proposto dal Belgio – ovvero una verifica degli hash dei contenuti prima di essere caricati – rappresenta una soluzioni sostenibile. Neanche per quel che riguarda il GDPR. Dunque, queste soluzioni potrebbero non vedere mai la luce, nonostante una lotta intestina all’interno dell’Europa.

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