I limiti della PA: non tutte riconoscono la firma elettronica avanzata con CIE

È possibile apporre firme elettroniche avanzate con CIE attraverso una specifica app. La normativa prevede la validità di questa procedura, ma spesso alcune PA restituiscono la documentazione non riconoscendo la firma

11/10/2024 di Redazione Giornalettismo

I documenti PDF o p7m possono essere firmati, attraverso firma elettronica avanzata, anche grazie alla Carta d’identità elettronica. Detta così, sembra essere un grande passo e, soprattutto, sembra essere un modo per far guadagnare alla CIE del terreno rispetto al sistema dello SPID. In teoria, scaricando una applicazione messa a disposizione dall’Istituto Poligrafico dello Stato (l’app si chiama CIE Signed), è possibile associare la propria carta d’identità elettronica a una firma che, in questo modo, potrebbe essere utilizzata anche verso la pubblica amministrazione. Una situazione che sembrerebbe ideale, non è così? Il problema è che – come direbbe qualcuno diventato recentemente famoso per una audace iniziativa di raccolta fondi – sono emerse delle “complicanze”. Infatti, non tutte le pubbliche amministrazioni accettano questa forma di sottoscrizione e, molto spesso, i documenti vengono rispediti al mittente perché la firma non viene validata. Ma cosa è successo?

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CIE e firma elettronica avanzata, i problemi con la pubblica amministrazione

Le linee guida del governo sulla Carta d’identità elettronica, tuttavia, già contengono al loro interno un possibile campanello d’allarme. L’esecutivo, infatti, afferma che «la firma con CIE è regolamentata dalla normativa italiana, ma non tutte le Pubbliche Amministrazioni sono tenute a riconoscerla» (questo testo è stato successivamente modificato in seguito a una segnalazione del portale specializzato Key4biz). La sostanza, però, non cambia: le PA, infatti, possono accettare la firma avanzata con CIE così come possono respingerla. Insomma, un cambiamento di facciata che non elimina il problema e – se vogliamo – il paradosso.

Alcune PA, infatti, possono sempre rifugiarsi dietro al fatto che, per alcuni documenti, le normative prevedono una firma elettronica qualificata che – come abbiamo visto nel corso del nostro monografico di oggi – presenta dei livelli di sicurezza più alti (questo, almeno, fino a quando non verrà recepita in maniera organica nei prossimi anni la normativa europea conosciuta con il nome di Eidas2). Oppure, cosa ancora più grave, è possibile che alcune PA non abbiano dei sistemi di autenticazione conformi alle normative vigenti, che – quindi – impediscono il riconoscimento di una firma elettronica avanzata attraverso la CIE. Questi comportamenti, vale la pena sottolinearlo, sono considerati sanzionabili e possono essere segnalati all’AGID, l’agenzia per l’Italia digitale.

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