Se mostrano ancora fragilità sulle fake news, ha senso dire i giovani italiani migliorano nelle competenze digitali?
Possiamo davvero ritenerci soddisfatti delle competenze digitali dei giovani italiani? Il report Ocse-Iea "Icils 2023", se letto in profondità, mostra ancora segnali contraddittori
15/11/2024 di Gianmichele Laino
Con competenze digitali si intende la capacità di «utilizzare il computer per gestire informazioni, produrre e scambiare contenuti, e risolvere problemi in un contesto digitale». Gestire le informazioni, dunque, significherebbe anche capire quali di queste possano essere o meno veritiere. E, dunque, si entrerebbe nel macro-fenomeno delle fake news. Ora, da questo punto di vista dobbiamo prendere i dati che abbiamo a disposizione e fare un confronto tra loro. Recentemente è uscito un report – lo studio Ocse-Iea “Icils 2023” (International computer and information literacy study), che si basa sulla fascia d’età 13-14 anni – che mette in buona luce i giovani italiani rispetto alle competenze digitali, soprattutto se raffrontato all’ultimo report della stessa fattura che risale a 5 anni fa. Tuttavia, dallo stesso report (e anche da studi condotti in passato da altri istituti) si evince che, quando si parla di disinformazione, i giovani italiani fanno fatica. Di conseguenza, possiamo davvero ritenerci soddisfatti di questi risultati?
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Competenze digitali nei giovani italiani: i segnali contraddittori del report Icils 2023
Molti, anche le testate più attente a questi fenomeni, si stanno concentrando sul dato positivo: secondo lo studio, infatti, a livello di alfabetizzazione digitale, l’Italia è messa in buona posizione. Grazie ai suoi 491 punti, infatti, è decisamente più in alto della media (473) e più avanti di Paesi tradizionalmente a trazione tecnologica come gli Stati Uniti (482 punti). Il punteggio dell’Italia, inoltre, è simile a quello di altri Paesi leader all’interno dell’Unione Europea, anche se – complessivamente – si piazza al 18° posto generale. Il dato migliore, che ha sorpreso gli osservatori, è la crescita delle competenze digitali dei ragazzi di 13 e 14 anni del nostro Paese: rispetto a cinque anni fa (ultimo studio di questo tipo disponibile), i ragazzi italiani hanno recuperato 30 punti e sono quelli in maggiore crescita rispetto al resto della platea.
Tuttavia, c’è un grande buco nero e non possiamo “consolarci” sostenendo che sia così un po’ dappertutto. Quando ai ragazzi, infatti, è stato chiesto di riconoscere un sito web affidabile da uno non affidabile, soltanto il 12% ha dato la risposta corretta (a fronte di una media del 15% degli altri Paesi). È un dato che fa il paio con le ultime rilevazioni che abbiamo a disposizione: i dati di Eurobarometer, ad esempio, aveva lanciato un fortissimo grido d’allarme, affermando che in Italia il 53% della popolazione non sapesse riconoscere una fake news e che oltre l’80% delle persone in Europa pensa che queste ultime siano un problema per la tenuta sociale del proprio Paese. Nel 2021, una indagine dell’Ocse più specifica sui giovani italiani, affermava che il 49% di questi ultimi avesse dei problemi con le false informazioni.
Insomma, l’utilizzo dei social network, la capacità di servirsi di un browser, la capacità computazionale possono anche essere aumentate e migliorate nei giovani ragazzi italiani. Utilizzare uno strumento, tuttavia, non è sufficiente per distinguere il buono o il cattivo in quello strumento. E il problema più grande della digitalizzazione contemporanea sta proprio in questo: l’accesso sempre maggiore al sapere, ma quello vero o quello fake?