I giovani d’oggi hanno più competenze digitali, ma non sanno riconoscere le fake news

I risultati dell'indagine ICILS 2023 mostrano passi in avanti degli studenti italiani. Il problema, però, è rappresentato dalla scarsa attitudine nel riconoscere siti affidabili

16/11/2024 di Redazione Giornalettismo

I giovani italiani stanno colmando il divario con quello degli altri Paesi. Almeno per quel che riguarda le competenze digitali. È ciò che emerge dall’Indagine ICILS 2023, che fa parte del rapporto OCSE-IEA, a cui hanno partecipato gli scolari iscritti all’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado (tra i 13 e i 14 anni) di moltissime scuole. Rispetto alla precedente rilevazione, datata 2018, il nostro Paese ha recuperato moltissime posizioni, anche per quel che riguarda il cosiddetto pensiero computazionale. Ci sono, però, delle distinzioni geografiche: questa crescita è trainata soprattutto delle Regioni del Nord, mentre quelle del Sud e quelle Insulari (anche se sono stati registrati netti miglioramenti rispetto a cinque anni prima) arrancano. I risultati migliori, per quel che riguarda il CIL (le competenze digitali), sono stati ottenuti dalle studentesse. Mentre per quel che riguarda il pensiero computazionale (CT), la situazione è paritetica tra entrambi i sessi.

Competenze digitali tra i giovani in aumento in Italia

C’è, però, un problema non da poco: se è vero che sono cresciute le competenze digitali dei giovani studenti italiani, restano preoccupanti le loro difficoltà nel saper riconoscere l’affidabilità di alcuni spazi dell’ecosistema web. Nello specifico, da due esercizi è emerso che solamente il 25% dei partecipanti è stato in grado di spiegare per quale motivo un sito fosse affidabile e contenesse informazioni vere, mentre solamente il 12% ha capito che un portale e-commerce conteneva informazioni false. Dunque, c’è ancora un’enorme criticità nel rapporto con le fake news.

Una nota a margine: a livello generale, con una tendenza confermata anche in Italia, i giovani che in casa hanno più libri hanno ottenuto dei risultati migliori (e non di poco) sia nelle competenze che in pensiero computazionale rispetto a chi ne ha meno.

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