Le multe da 154 a 5mila euro per chi usa il “pezzotto”
Lo prevede la legge 93 del 2023. Con il Piracy Shield 2.0 non sarà sanzionato solo chi trasmette (e condivide) contenuti illegalmente, ma anche chi ne usufruisce
23/09/2024 di Enzo Boldi
Le sanzioni non sono una novità. Infatti, tutto è già previsto dal luglio dello scorso anno, quando il ddl anti-pirateria è stato convertito in legge, dando il via al grande progetto che ha dato vita alla piattaforma Piracy Shield. L’applicazione iniziale, però, era stata destinata solamente a chi trasmetteva illegalmente le partite del campionato di calcio di Serie A, ma entro la fine dell’anno – con la versione 2.0 della suddetta piattaforma – si dovrebbe (almeno questo è quanto è stato affermato ufficialmente dal Commissario AGCOM Massimiliano Capitanio) procedere anche nei confronti dei fruitori finali di questi “servizi” illegali. Ma cosa rischia chi usa il pezzotto in Italia? Si parla di multe molto salate.
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Pezzotto, ma anche piattaforme IPTV utilizzate online. Queste sono le due principali modalità d’azione di chi usufruisce di contenuti protetti da diritto d’autore, senza pagare il corrispettivo (sotto forma di abbonamento) nei confronti di chi detiene i diritti di trasmissione audiovisiva del massimo campionato di calcio in Italia. Dunque, l’azione della piattaforma Piracy Shield sarà estesa anche agli utenti utilizzatori/fruitori di queste piattaforme illegali, con delle pene (pecuniarie) aumentate rispetto alla normativa precedente.
Cosa rischia chi usa il pezzotto? Le multe previste dalla legge
La legge 93/2023, entrata in vigore nell’agosto dello scorso anno, è andata a modificare le sanzioni contenuti – addirittura (con vari aggiornamenti nel corso degli anni) – datata 22 aprile del 1941. Nello specifico, si fa riferimento proprio alle disposizioni sul diritto d’autore. L’ultimo intervento normativo è andato a cambiare l’impianto dell’articolo 174 della suddetta legge, introducendo nuove specifiche e aumentando le multe per chi viola il copyright delle opere audiovisive, cinematografiche ed editoriali:
«Chiunque abusivamente utilizza, anche via etere o via cavo, duplica, mette a disposizione, riproduce, in tutto o in parte, con qualsiasi procedimento, anche avvalendosi di strumenti atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione, opere o materiali protetti, oppure acquista o noleggia supporti o servizi audiovisivi, fonografici, informatici o multimediali non conformi alle prescrizioni della presente legge, ovvero attrezzature, prodotti o componenti atti ad eludere misure di protezione tecnologiche è punito […] con la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 154 e con le sanzioni accessorie della confisca del materiale e della pubblicazione del provvedimento su un giornale quotidiano a diffusione nazionale».
Dunque, parliamo di confisca del materiale e di una sanzione da 154 euro. E allora, perché il Commissario AGCOM ha parlato di multe fino a 5mila euro? Perché la stessa legge ha modificato le pene per chi si macchia di alcune aggravanti:
«In caso di recidiva o di fatto grave per la quantità delle violazioni o delle copie acquistate o noleggiate o per la quantità di opere o materiali protetti resi potenzialmente accessibili in maniera abusiva attraverso gli strumenti di cui al comma 1, la sanzione amministrativa è aumentata sino ad euro 5.000».
Ecco cosa rischia chi usa il pezzotto in Italia o le piattaforme IPTV illegali. Da poco più di 150 euro a 5mila euro se si è recidivi o si è in possesso di moltissimo materiale “piratato”.
Come funzionerà il protocollo?
Detto che, come noto, chi condivide il materiale coperto da diritto d’autore rischia non solo una multa fino a 15mila euro, ma anche una detenzione dai sei mesi ai tre anni, occorre capire come dovrebbe funzionare il protocollo che permetterà di procedere con le sanzioni automatiche nei confronti di chi usufruisce dei “servizi” illegali “offerti” dalle piattaforme IPTV e dal “pezzotto”. Capitanio ha spiegato che questo protocollo prevede un’intesa tra la Procura Generale di Roma, AGCOM e la Guardia di Finanza e dovrebbe prevedere un incrocio – praticamente istantaneo – dei dati.
Proviamo a spiegarlo mettendo in evidenza cosa accade oggi. Attualmente, la procedura per ottenere i dati di coloro i quali si abbonano alle piattaforme di streaming illegali è piuttosto lunga, prevedendo l’autorizzazione da parte di un giudice. Con questo protocollo d’intesa, si dovrebbe snellire il tutto: si incrociano i dati delle carte di credito utilizzate dagli utenti per abbonarsi a “pezzotto” o IPTV illegali in modo tale da risalire alla loro identità e procedere con le cosiddette “multe automatiche”.