Il 44% dei film che hanno richiesto il Tax credit non è mai uscito nelle sale

I dati diffusi dal Ministero della Cultura rappresentano le linee guida della nuova riforma del credito d'imposta cinematografico

19/09/2024 di Enzo Boldi

Sono aumentate le produzioni, così come le richieste di accesso al credito di imposta destinato al mondo del Cinema. Una situazione che, secondo il Ministero della Cultura (e la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo) ha esasperato – rendendoli insostenibili – i contribuiti (sotto forma di agevolazioni fiscali) a carico dello Stato. Al netto delle critiche mosse dagli attori protagonisti dell’intera filiera della produzione di pellicole – anche televisive e web – italiana, i dati pubblicati in merito al Tax Credit nel nostro Paese rappresentano il simbolo della necessità di modificare la norma vigente fino a qualche settimana fa. Il tempo ci dirà – anche se sono molte le perplessità – se la strada intrapresa sarà quella corretta.

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Numeri che parlano e che mostrano la crescente richiesta di accesso al credito di imposta da parte del mondo della produzione cinematografica in Italia. A partire dal 2019, i dati indicano un fortissimo aumento di domande che sono andate ben oltre il fondo stanziato per coprire il tax credit in Italia.

Nelle slide di sintesi con cui la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC ha presentato i criteri della nuova riforma, un focus è stato dedicato alla sezione dei lungometraggi. La differenza con il 2019 è molto netta: all’epoca hanno presentato domanda per accedere al Tax credit 177 produzioni cinematografiche (suddivise per “animazione”, “documentario” e “finzione”, suddivise a loro volta tra opere cinematografiche, opere di ricerca e formazione e opere tv e web). Poche, anzi pochissime rispetto alle 633 del 2022 e alle 622 del 2023.

Dati Tax credit, i numeri che hanno portato alla riforma

Questo porta a una somma molto importante che ha riflessi anche sull’aspetto economico del credito d’imposta. Sommando le richieste avanzate nel 2019, nel 2022 e nel 2023, arriviamo a un totale di 1.432 opere che hanno usufruito dell’agevolazione fiscale da parte dello Stato nelle fasi di produzione di una pellicola.

Rispetto al 2019, dove il credito d’imposta era di poco superiore ai 126 milioni di euro, nel 2023 è stata sfiorata quota 624 milioni di euro. Una crescita esponenziale che deve essere letta anche alla luce dello stanziamento messo a disposizione: nel 2022 era di 366 milioni di euro, mentre lo scorso anno era stato ridotto (non di poco) a 292 milioni di euro. Dunque, si è sforato il tetto massimo.

Il caso delle produzioni mai uscite in sala

Numeri importanti e a tratti impressionati che ci portano ai dati che hanno maggiormente spinto verso una riforma come quella decisa – per decreto – dal MiC: il confronto tra le opere che hanno chiesto l’accesso al Tax credit per la produzione e quelle che sono state proiettate (almeno una volta) nelle sale cinematografiche italiane.

Si parla esclusivamente di lungometraggi dal 2019 al 2023. Le opere presentate (tra animazione, documentario e finzione) sono state 1.354 e solamente 756 sono uscite nelle sale cinematografiche italiane. Ben 598 (oltre il 44% del totale), non è mai stato proiettato al Cinema. Andando nel dettaglio anno per anno, è impressionante vedere come nel 2023 siano uscite in sala solamente 54 delle opere che hanno richiesto l’accesso al tax credit, mentre ben 267 non hanno mai visto la luce dei cinema italiani. Un dato che conferma una tendenza già diventata quasi preponderante già nel 2022.

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