La solita risposta polemica di Meta allo stop europeo al training di Meta AI

Il garante irlandese, su sollecitazione dell'associazione NOYB, ha bloccato l'acquisizione dei dati europei da parte di Meta per la sua intelligenza artificiale. La società ha fatto trapelare il suo disappunto

17/06/2024 di Gianmichele Laino

Nonostante la scelta del blocco dell’iter per l’inizio dell’acquisizione dei dati personali degli utenti per il training di Meta AI sia stata concordata tra l’azienda di Mark Zuckerberg e il Garante irlandese della privacy, Meta non ha mancato di sottolineare il suo disappunto per quanto accaduto. Al momento, certo, l’inizio dell’acquisizione dei dati – prevista per il 26 giugno – è soltanto rimandata, ma l’azione di NOYB – il gruppo di attivisti guidato da Max Schrems – è stata incisiva e ha scatenato la reazione da parte del colosso Big Tech di Menlo Park.

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Comunicato di Meta sul rinvio dell’acquisizione dei dati per Meta AI in Europa

«Siamo delusi – ha scritto Meta in una nota -. Questo è un passo indietro per l’innovazione europea, la concorrenza nello sviluppo dell’IA e ulteriori ritardi nel portare i vantaggi dell’AI alle persone in Europa». La premessa della comunicazione è che le autorità europee erano state già informate degli sviluppi ulteriori di Meta in questo settore a partire da marzo e che, sicuramente, questa scelta ostacolerà non poco la costruzione di modelli di linguaggio (LLM) alla base di strumenti di intelligenza artificiale.

Meta ha spiegato come sarebbe la sua intelligenza artificiale se non ci dovesse essere un accesso completo ai dati richiesti per l’addestramento dei suoi modelli: «Ci impegniamo – ha scritto il portavoce di Meta – a portare Meta AI, insieme ai modelli che la alimentano, a più persone in tutto il mondo, anche in Europa. Ma, in parole povere, senza includere informazioni locali saremmo in grado di offrire alle persone solo un’esperienza di seconda categoria. Ciò significa che al momento non siamo in grado di lanciare Meta AI in Europa».

Meta, ovviamente, si riferisce soprattutto al regolatore europeo sulla privacy, ma aggiunge in chiusura anche un accenno all’ICO, il regolatore britannico sui dati personali che si è trovato d’accordo con la decisione del Garante irlandese e che era stato a sua volta raggiunto dall’esposto dell’associazione NOYB.

L’azienda di Mark Zuckerberg, nella sua comunicazione pubblica, ha cercato di creare una sorta di dicotomia tra un’Europa di serie A, fatta da una Meta in grado di sfruttare le sue tecnologie di intelligenza artificiale, e un’Europa di serie B, in cui Meta viene ostacolata proprio dalle normative sulla privacy. Tuttavia, il tema dell’AI può essere sempre visto da due angolature, quella dell’azienda e quella dell’istituzione. Se l’azienda, per fare i suoi interessi, ha bisogno dell’AI e non può ottenerla per ragioni normative, allora dirà che il legislatore ostacola lo sviluppo. Dall’altra parte, il punto di vista delle istituzioni è quello di garantire la maggiore fiducia possibile al cittadino nei sistemi di intelligenza artificiale; cosa che può essere possibile, appunto, esclusivamente attraverso il controllo e l’aderenza alle normative.

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