I giovani italiani non sanno riconoscere i siti affidabili

Se sono aumentate le competenze digitali, il livello di analisi dei portali fake è ancora molto basso. Ma il dato è costante in tutti i Paesi oggetto dell'indagine Icils

15/11/2024 di Enzo Boldi

Le competenze digitali, soprattutto tra i più giovani, sono fondamentali. E il divario colmato dagli studenti italiani negli ultimi cinque anni è la testimonianza di come un tema fondamentale per il futuro sia entrato a far parte delle conoscenze di coloro i quali si troveranno di fronte a un mondo quasi completamente digitalizzato, dove gli strumenti e le innovazioni tecnologiche la faranno da padrone, ancor più rispetto a ciò che accade oggi. Ma c’è un dato che continua a essere molto preoccupante: il rapporto tra i più giovani e le fake news. O, per meglio dire, l’incapacità di saper riconoscere l’affidabilità di un ambiente digitale (come un sito web) da uno non affidabile.

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Questo è l’elemento più preoccupante emerso dall’ultima indagine ICILS – che fa parte di un rapporto OCSE-IEA – sullo stato delle competenze digitali tra i giovani studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado. Se è vero che per quel che riguarda la conoscenza e l’utilizzo di strumenti informatici l’Italia ha recuperato moltissime posizioni rispetto agli scolari (tra i 13 e i 14 anni) degli altri Paesi oggetto dell’indagine, è altrettanto vero che i dati relativi al rapporto tra giovane e fake news continua a essere deficitario. Anche se, occorre dirlo, all’estero la situazione non è migliore.

Giovani e fake news, ancora problemi nel riconoscimento

Come spiegato da INVALSI nella presentazione dei risultati dell’indagine ICILS 2023, i giovani coinvolti in questa rilevazione sono stati chiamati a spiegare perché un sito (che offriva una ricostruzione dell’apparato respiratorio umano) fosse affidabile. Solamente il 25% dei partecipanti italiani è riuscito a fornire una spiegazione. Dunque, solamente un quarto degli studenti.

Come si evince dalla sintesi schematica dei risultati, l’Italia è sotto la media (32%) e con risultati di gran lunga inferiori rispetto a Paesi come Belgio, Svezia, Portogallo, Danimarca e Finlandia (per rimanere in Europa). Ma c’è un altro aspetto che preoccupa ancor di più. Un altro quesito chiedeva agli studenti di valutare la credibilità di un sito di e-commerce (applicato alla salute).

Qui il risultato è stato ancor più preoccupante. Sia in linea generale che facendo un focus sugli studenti italiani. Tra tutti i Paesi coinvolti, solamente il 15% degli scolari ha individuato la non credibilità di questo portale. Gli italiani hanno fatto leggermente peggio, fermandosi al 12%.

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