Google sta pensando di rimuovere le news dal suo motore di ricerca?

Intanto è partita una sperimentazione a livello europeo: l'1% degli utenti di diversi Paesi non avrà accesso alle news né sul motore di ricerca, né su Google News, né su Discover

18/11/2024 di Gianmichele Laino

Come sarebbe un mondo senza notizie? Secondo i dati di SimilarWeb, ogni giorno vengono effettuate circa 22.083.870.968 ricerche su Google. Questo dato prende in considerazione una media rispetto a tutte le ricerche effettuate nel 2024. Vale appena la pena sottolineare che Google rappresenta il motore di ricerca con il maggiore segmento di traffico al mondo (croce e delizia: spesso Big G è stato accusato di abusare della sua posizione dominante a livello globale) ed è diretta conseguenza di tutto ciò che gran parte del traffico che interessa i siti di news transita attraverso Google, sia con il suo motore di ricerca, sia con i suoi programmi interamente dedicati alle notizie come Google News o Google Discover. Bene, in questi giorni – come annunciato sul proprio blog ufficiale – Google sta effettuando un esperimento in Europa: all’1% dei suoi utenti impedirà di vedere, sia sul motore di ricerca, sia su Google News, sia su Discover, dei risultati di ricerca afferenti a siti di news quando questo segmento di pubblico effettuerà una ricerca attraverso la barra più famosa del mondo.

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Google rimuove le news in Europa per l’1% dei suoi utenti: l’esperimento

L’esperimento – almeno così viene presentato da Google – arriva come risposta a una sollecitazione delle autorità che regolamentano il settore del digitale all’interno dell’Unione Europea, che hanno chiesto più informazioni sul peso del valore dei siti di news nell’ambito dell’ecosistema di Google stessa. Insomma, un modo per dire: volete i dati su quanto siano importanti le news per noi? Ve lo mostriamo cancellando le news per un campione statistico significativo.

Ovviamente, il convitato di pietra di tutta questa operazione è la direttiva europea sul copyright. Google – ma anche Meta e le altre piattaforme digitali – è stata al centro di un ampio dibattito e di una vasta contesa che ha visto protagonisti gli editori di tutto il mondo. Il colosso di Mountain View non ha esitato, in passato, anche a limitare – a mo’ di strumento negoziale – le news dai propri risultati di ricerca in singoli Paesi. Inoltre, la normativa sull’equo compenso ha costretto Google a scendere a patto con gli editori per garantire loro delle royalties collegate al loro sfruttamento nel meccanismo di funzionamento dei servizi del motore di ricerca (e dei prodotti a esso collegati). La teoria di base di Google è sempre stata quella di essere – in fondo – la vetrina principale per i siti di news e che già questo dovrebbe bastare per far fiorire il loro business. Peccato che Google, essendo uno strumento terzo, ha le sue regole algoritmiche, i suoi principi di raccomandazione del contenuto (che, quindi, possono cambiare in qualsiasi momento) e i suoi spazi all’interno dei quali – spesso e volentieri – utilizza il lavoro effettuato all’interno delle redazioni giornalistiche a suo piacimento. La battaglia sull’equo compenso, per quanto tormentata, ha portato evidentemente Google a riflettere sull’opportunità di mantenere attive le ricerche che indirizzano gli utenti verso i siti di news: sottrarre questa possibilità all’1% della sua platea europea è un modo nemmeno tanto velato di lanciare un messaggio alle autorità e agli editori.

Per ora la sperimentazione sarà attiva in Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna. Tuttavia, per quanto riguarda la Francia – come vedremo in un altro articolo del nostro monografico di oggi -, la sperimentazione potrebbe essere sospesa, a causa di una protesta organizzata dagli editori transalpini che non ritengono corretto questo modus operandi. Google, in ogni caso, ha comunicato che al termine della sperimentazione, l’1% degli utenti interessati potrà tornare a vedere le news nei risultati di ricerca e che questo test non inciderà sull’equo compenso già pattuito con alcuni degli editori europei.

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