Quale sarà il ruolo di Invalsi e quando l’AI nelle scuole potrebbe entrare a regime

I risultati delle prove nelle 15 classi delle quattro regioni dove sarà avviata la sperimentazione saranno fondamentali per stabilire se l'assistente basato sull'AI entrerà a regime a partire dal 2026

11/09/2024 di Gianmichele Laino

E, alla fine, l’intelligenza artificiale nelle scuole sarà valutata dalle prove Invalsi. Il discusso sistema di valutazione che è nato ufficialmente nel 2005/2006 non sarà soltanto la croce e la delizia degli alunni della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado (nonché dei loro docenti), ma – da quest’anno – anche dell’assistente scolastico basato sull’intelligenza artificiale che, sulla base di un progetto dell’ecosistema Google for Education, verrà testato in 15 classi italiane di quattro regioni diverse. La durata della sperimentazione, come abbiamo evidenziato anche in un altro articolo del nostro monografico di oggi, sarà di due anni: se i risultati saranno ottimali, allora l’assistente AI verrà esteso alle scuole italiane a partire dal 2026.

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Invalsi e AI: il livello di valutazione della sperimentazione

Dunque, ci saranno due anni a disposizione e diversi test. Le prove Invalsi, come è noto, recentemente sono state allargate anche alla lingua inglese, aggiungendo una verifica a quelle già consolidate di italiano e matematica. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di evidenziare, l’assistente scolastico basato sull’intelligenza artificiale può essere utile soltanto nelle discipline STEM e nell’apprendimento delle lingue straniere. Dunque, per le prime classi Invalsi delle scuole primarie e delle scuole secondarie di secondo grado, la verifica potrà essere fatta soltanto sulla prova di matematica, mentre nelle altre sezioni dove è prevista la prova di inglese, gli strumenti di confronto saranno almeno due su tre.

Decisamente, 15 classi sono un campione molto ridotto se si considera l’intera popolazione scolastica. Se a questo si aggiunge che, all’interno delle classi popolate di minorenni, la sperimentazione sarà su base volontaria (saranno i genitori, eventualmente, ad autorizzare il trattamento dei dati personali necessari all’assistente basato sull’AI per svolgere la sua funzione di tutoraggio virtuale), si comprende ancor di più come la base sperimentale rischi di essere davvero poco rappresentativa. In ogni caso, le classi che sperimenteranno l’AI saranno messe a confronto con quelle che non la utilizzano, in un contesto uguale per tutti come quello delle prove Invalsi.

Se le prove degli studenti delle classi sperimentali saranno migliori rispetto a quelle delle classi tradizionali, allora l’AI sarà introdotta nel 2026 per tutti. La vera domanda è: bastano 15 classi (tra l’altro non complete) per determinare la bontà di uno strumento? Una prova migliore/peggiore rispetto alle altre su scala nazionale non può essere semplicemente determinata dal caso o dalla preparazione di base degli studenti indipendentemente dall’assistente basato sull’AI?

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