La furbata di Musk sfruttando gli IP dinamici in Brasile

X ha parlato di ritorno involontario (e temporaneo) della piattaforma nel Paese in cui è stato bannato. Tutti gli indizi, però, sembrano andare verso una mossa pianificata

20/09/2024 di Enzo Boldi

Il ritorno improvviso e non annunciato, la multa, la nuova sospensione, la giustificazione. E la furbata. Nella giornata di mercoledì, molti (ma non tutti) gli utenti brasiliani sono tornati su X nonostante il ban della piattaforma confermato – solo qualche giorno prima – dalla Corte Suprema del Paese dopo un contenzioso irrisolto che va avanti dalla scorsa primavera. L’azienda ha provato a giustificarsi parlando di atto involontario dovuto a un aggiornamento – una migrazione – del provider di rete nel Paese. In realtà, è proprio la scelta strategica a porre dei seri dubbi su questa azione inconsapevole, visto che ora si parla di IP dinamici di X in Brasile al posto di quelli statici utilizzati in precedenza.

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Dopo l’annuncio della nuova sanzione (da circa 920mila dollari al giorno) nei confronti dell’azienda di Musk per aver violato l’ordine della Corte Suprema, X ha provato a giustificare l’accaduto con una spiegazione tecnica senza dubbio accettabile, ma che lascia molte ombre sulla non intenzionalità di ciò che è accaduto.

«Quando X è stato chiuso in Brasile, la nostra infrastruttura per fornire servizi all’America Latina non era più accessibile al nostro team. Per continuare a fornire un servizio ottimale ai nostri utenti, abbiamo cambiato provider di rete. Questo cambiamento ha comportato un ripristino involontario e temporaneo del servizio per gli utenti brasiliani». 

Questo è un dato di fatto. Vista l’impossibilità di utilizzare le infrastrutture legate alla società madre a causa del blocco in Brasile da parte degli ISP (Internet Service Provider), si è deciso di effettuare una migrazione cambiando il provider di rete. Il prescelto è stato Cloudfare.

IP dinamici X in Brasile, la furbata di Musk

Non si può ritenere che chi ha sottoscritto l’accordo con una delle principali società di CDN non fosse a conoscenza delle conseguenze dirette di questo passaggio, così come i tecnici di X non potevano essere non consapevoli delle caratteristiche tecniche di questa migrazione. Perché l’infrastruttura di X è passata dagli IP (Internet Protocol) statici a quelli dinamici. Dunque, da quelli “fermi” e che potevano esser facilmente individuati e bloccati, a quelli che mutano continuamente rendendo difficile il blocco da parte degli ISP incaricati di far rispettare l’ordine della Corte Suprema brasiliana.

La classica “furbata”, dunque, per aggirare il divieto. Al netto delle spiegazioni ufficiali provenienti da X e dal suo proprietario, è impossibile pensare che a un livello così alto di evoluzione tecnologica, chi ha siglato accordi con Cloudfare e chi ha proceduto – tecnicamente – al passaggio al nuovo provider di rete non fosse a conoscenza dell’effetto di una migrazione strutturale passando da IP statici a quelli dinamici.

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