Le leggi e le esigenze normative che hanno aperto la strada a IT Wallet

Oltre a declinare le funzionalità di IT Wallet occorre capire come ci siamo arrivati. E sì, anche questa volta "ce lo ha chiesto l'Europa"

17/10/2024 di Gianmichele Laino

Parte tutto, come sempre, da una richiesta dell’Unione Europea per rispettare gli obiettivi di digitalizzazione previsti dal grande piano di ripresa degli stati membri avviato all’indomani della pandemia di coronavirus. Nel 2021, si gettavano le basi per quello che – dal generale al particolare – è uno dei primi esperimenti in Europa di identità digitale condivisa. La Proposal for a European Digital Identity Regulation era il punto di partenza per costruire delle identità digitali condivise, che possano funzionare in tutti gli stati membri dell’UE e che possano fornire ai cittadini delle valide alternative per semplificare la burocrazia. Tra gli obiettivi dell’identità digitale europea, ad esempio, ci sono l’utilizzo di servizi pubblici, la richiesta di certificati alla pubblica amministrazione, l’apertura di un conto in banca, la dichiarazione dei redditi, l’iscrizione all’università sia nel proprio Paese, sia in altri stati membri UE, l’utilizzo di una ricetta medica in tutti i Paesi dell’unione, il noleggio di una automobile, il check-in in un albergo. L’Italia ha provato a recepire queste indicazioni attraverso il Decreto legge n.19 del 2 marzo 2024 (convertito con la Legge n. 56 del 29 aprile 2024), che ha istituito, appunto, l’IT Wallet.

LEGGI ANCHE > Ma quindi cos’è l’IT Wallet che partirà dal 23 ottobre?

Le leggi che sono alla base dell’IT Wallet

«Il Sistema IT-Wallet – si legge nel testo della legge italiana – è costituito da una soluzione di portafoglio digitale pubblico (IT-Wallet pubblico), resa disponibile mediante il punto di accesso telematico di cui all’articolo 64-bis, nonché da soluzioni di portafoglio digitale private (IT-Wallet privato), rese disponibili dai soggetti privati interessati, previo accreditamento da parte dell’AgID, secondo le modalità di cui al comma 3.

Al fine di garantire la necessaria celere evoluzione del Sistema IT-Wallet, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ovvero dell’Autorità politica delegata in materia di innovazione tecnologica, ove nominata, adottato su proposta dell’AgID e di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione, sentite l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, per i profili di competenza, e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono approvate apposite linee guida».

Saranno, appunto AgID e Poligrafico Zecca dello Stato, secondo la norma, a realizzare e gestire l’infrastruttura organizzativa e tecnologica necessaria per l’attuazione del Sistema: sono loro, sostanzialmente, che devono prendersi cura della piattaforma e del suo corretto funzionamento, intervenendo anche in caso di necessità manutentive. AgID, inoltre, ha messo a punto delle linee guida necessarie a regolamentare l’accesso ai servizi del wallet pubblico e privato e i livelli di affidabilità dell’infrastruttura.

Insomma, leggi e giustificazioni normative affondano le proprie esigenze in un percorso di digitalizzazione che riguarda tutta l’Europa e che dovrà essere completato – pena sanzioni – entro il 2026. Le indicazioni che ha dato ultimamente il sottosegretario con delega alla Transizione Digitale Alessio Butti sono decisamente ottimistiche: secondo lui, il sistema IT Wallet andrà a regime completo nel 2025, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza prevista dall’UE.

Share this article