Zuckerberg si è fatto prendere la mano con le “etichette AI”

Sono molte le segnalazioni di foto etichettate come "generate con l'intelligenza artificiale" senza essere tali

29/06/2024 di Redazione Giornalettismo

Tra i vari obblighi imposti dai nuovi regolamenti sull’intelligenza artificiale c’è quello di etichettare quei contenuti generati con l’intelligenza artificiale. Da alcune settimane, Meta ha introdotto un sistema di “tag” si Instagram e Facebook che serve a dare un’indicazione importante all’utente: stai guardando una fotografia (o un video) generato con l’AI. Dunque, tutto sembra essere in linea con quanto indicato dalla normativa vigente. Probabilmente, però, a Menlo Park si sono fatti prendere un po’ la mano: vengono segnalate con l’etichetta “Creato con AI” (Made with AI) anche dei contenuti che non sono stati generati da strumenti di intelligenza artificiale.

Made with AI, il problema delle etichette su Instagram

Stando alle segnalazioni di molti fotografi professionisti, i loro lavori sono stati analizzati e segnalati dal sistema automatizzato messo in piedi da Meta. Il motivo è semplice, ma paradossale: basta un passaggio su Photoshop (o similari) per rimuovere anche una piccolissima imperfezione per far mettere sull’attenti il sistema di segnalazione e tagging. Un problema non da poco, visto che già oggi – e in futuro lo sarà sempre di più – molti software per migliorare la qualità delle foto utilizzano soluzioni AI. Gli stessi che sembrano essere visibili nei metadati delle immagini e che rendono questo sistema molto penalizzante.

Perché tutto nasce per porre un freno alla diffusione di deepfake, permettendo agli utenti di distinguere immediatamente – attraverso un’etichetta testuale – ciò che è reale e ciò che è artificiale. Automatizzando i controlli, però, si rischia di perdere il controllo e di andare fuori dall’obiettivo. Perché se basta rimuovere un’opacità con uno strumento AI digitale per essere etichettati come “creato con l’AI”, allora tutto (soprattutto in futuro) sarà equiparato a un potenziale deepfake sui social. Un problema non da poco che va ben oltre il detto “il fine giustifica i mezzi”. Forse è arrivato il momento di mettere da parte l’automatizzazione, soluzione che crea enormi danni collaterali.

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