Serve un’educazione digitale che parta dalle scuole? Il parere di Marco Camisani Calzolari
L'intervista all'esperto e docente partendo dall'intelligenza artificiale, fino ad arrivare alla necessità di una formazione che parta dall'età scolare. E non solo
24/04/2024 di Enzo Boldi
Per affrontare al meglio l’onda d’urto dell’intelligenza artificiale – anche applicati ai livelli di cyber security -, non basta creare nuove fattispecie di reato o aggravanti in caso di reato. Occorre un’educazione di base che va ben oltre le mere lezioni di informatica. Occorre che l’educazione digitale, in tutte le sue sfaccettature, entri a far parte dei programmi scolastici. I giovani, nativi digitali per definizione, sono coloro i quali sono già e saranno un domani alle prese con questi strumenti che hanno molti pregi che però, in case di abuso, possono diventare imponenti e pericolosi difetti. Ne abbiamo parlato con Marco Camisani Calzolari, docente universitario, autore di diversi saggi su marketing ed educazione digitale ed esperto (e volto noto in tv e sui social) di tutto l’ecosistema tecnologico.
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A margine della presentazione della Relazione Annuale al Parlamento da parte dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), abbiamo affrontato con Marco Camisani Calzolari proprio il tema della formazione. Partendo da quella scolastica che, probabilmente, dovrebbe introdurre nel percorso di tutti gli studenti un corso/una materia dedicata proprio all’educazione digitale: «A volte l’informatica è vista come la lavagna digitale o il tablet. Ma poi bisogna pensare anche alla didattica, ma non è facile».
Marco Camisani Calzolari sull’educazione digitale nelle scuole
Partire dalla base, partire dal basso. Anche se la realizzazione di questa idea è tutt’altro che semplice: «Introdurre la cultura digitale nelle scuole, così come fu per l’educazione civica visto che oggi il digitale è parte integrante delle nostre vite, è sicuramente importante. So che non è facile all’interno della struttura e dei meccanismi scolastici, però potrebbe essere un intervento esterno, strutturato su tutto il territorio nazionale. Ci penserà il Ministero, ma secondo me è necessario».
Ad utilizzare i mezzi digitali – e l’intelligenza artificiale – non sono e non saranno solamente i più giovani, quelli che oggi sono in età scolastica. Come far arrivare anche agli adulti, con la popolazione italiana sempre più anziana, una forma di educazione digitale legata all’AI e ai riflessi anche sulla cyber security? «Se non c’è un interesse verso una materia, difficilmente ci si informa. Per raggiungere queste persone è necessario utilizzare i mezzi di comunicazione di massa, che poi è quello che facciamo con Striscia la Notizia, facendo servizio pubblico su questi temi da otto anni. La televisione è il mezzo ideale».