Anche Meta sta puntando sul suo motore di ricerca AI?
Mark Zuckerberg, che ha iniziato un po' in ritardo la sua corsa all'intelligenza artificiale, sta cercando di colmare il gap rispetto a Search GPT e a Google
31/10/2024 di Gianmichele Laino
Si sapeva bene che, prima o poi, l’intelligenza artificiale sarebbe andata a finire nei motori di ricerca. Sin dai primi albori di ChatGPT, infatti, con le sue risposte ai prompt degli utenti, la potenzialità di un servizio per rivoluzionare completamente la ricerca sul web come siamo stati abituati a conoscerla erano immense. E infatti i più attenti osservatori del fenomeno OpenAI erano stati prima Microsoft con Bing (che ha deciso che – se non puoi batterli – devi unirti a loro) e poi Google (che ha cercato di fare corsa parallela, anche se con qualche attimo di ritardo). Ma adesso, a quanto pare, anche Meta sta cercando di sviluppare un suo motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale, con lo scopo di emanciparsi sempre di più da Google e di fare a meno dei servizi che – ancora adesso – continua a utilizzare per le sue applicazioni e le sue piattaforme.
LEGGI ANCHE > Meta è davvero in grado di riconoscere le immagini generate con l’intelligenza artificiale?
Motore ricerca AI di Meta, l’indiscrezione
Cosa significa esattamente che Meta è dipendente da Google? Come vi abbiamo raccontato in passato, da qualche tempo ormai anche Mark Zuckerberg si è lasciato affascinare dalla corsa all’intelligenza artificiale. Dopo aver puntato tutto sull’idea di metaverso (e dopo aver constatato che quest’ultima è in realtà più difficile del previsto da far attecchire), ha deciso di fare una virata a U perché ha compreso che il mondo stava andando da un’altra parte. Del resto, è dalla fine del 2022 che gli strumenti di intelligenza artificiale sono diventati di uso comune al grande pubblico e il loro successo che è cresciuto per tutto il 2023 (con la ricerca tecnologica che, da questo punto di vista, è andata avanti in maniera rapidissima) ha dato una sorta di sveglia al founder di Facebook.
Per questo motivo, Meta ha sviluppato degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale, non soltanto per utilizzi “interni”, ma anche a disposizione degli utenti. Tra questi, sicuramente il chatbot Meta AI. Si tratta di un meccanismo che funziona seguendo il principio di ChatGPT. Tuttavia, alla fine della risposta, il chatbot suggerisce sempre dei risultati di ricerca, che provengono da Google o da Bing. Di fatto, fornisce una prima e superficiale risposta all’utente rispetto alla sua domanda, ma poi invita ad approfondire proponendo una ricerca tradizionale dei link che parlano dell’argomento. Insomma, la differenza è che se prima l’utente faceva direttamente la ricerca su Google, adesso è il chatbot Meta AI a “lavorare” per lui in questo senso. Fatto sta che, per funzionare, questo meccanismo ha ancora bisogno di Google e di Bing.
Zuckerberg vorrebbe, invece, farne a meno. Per questo motivo, a quanto pare, uno user agent Meta-ExternalAgent sta effettuando un numero elevatissimo di scansioni nell’ultimo periodo. Se ne parla tra gli addetti ai lavori, con testimoni che riferiscono di aver ricevuto addirittura migliaia di visite dal bot. Il suo scopo sarebbe quello di riassumere i risultati della ricerca, dunque di evitare di proporre le interfacce di Google e di Bing agli utenti, che – così facendo – dovrebbero soddisfare il loro desiderio di ricerca all’interno della piattaforma di Meta, senza uscirne. È il principio, ormai avviato da tempo, per cui Meta sta sempre più penalizzando i siti esterni, sia nei feed dei social network, sia nella sua ricerca interna, sia – addirittura – nelle API utili all’analitica.
Meta, al momento, non ha smentito questo eventuale sviluppo. La sensazione è che andrà avanti verso questa soluzione. Con colpevole ritardo.