Il paradosso del pezzotto: costa meno pagare la sanzione che pagare l’abbonamento
La sanzione, secondo la recente legge, oscilla tra i 154 euro e i 5000 euro. Ma per avere la multa più alta bisogna dimostrare una recidività (e non è affatto semplice)
19/12/2024 di Gianmichele Laino
La multa da 154 euro. È quella che hanno pagato, alla fine del processo che li ha visti imputati, 13 utenti di un sistema di IPTV. Insomma, si tratta di una fattispecie molto simile di quella che coinvolgerebbe 6mila utenti che hanno pagato fino a questo momento per il servizio illegale di streaming, prima che la Guardia di Finanza bloccasse tutto con una maxi-operazione. La giudice di Lecce che ha preso questa decisione ha stabilito che gli imputati non erano sanzionabili per ricettazione, ma solo sulla base della recente legge anti-pirateria che, appunto, prevede una sanzione compresa tra i 150 e i 5mila euro. Le sanzioni più elevate, tuttavia, riguardano gli utenti che – sempre secondo la legge – fruiscono di «quantità notevoli di opere o materiali protetti».
LEGGI ANCHE > Come ha fatto la rete degli IPTV illegali a sopravvivere al Piracy Shield
Multe per pezzotto, perché la sanzione è tutto sommato molto bassa
Il problema è la difficoltà, per la giustizia italiana, di dimostrare quando – effettivamente – sussiste il quantitativo notevole di materiali protetti. Certo, chi conosce come funziona un IPTV, sa bene che la fruizione del servizio è continuativa. Tant’è che gli utenti pagano un abbonamento (nel caso della maxi operazione della Guardia di Finanza di cui abbiamo parlato nel nostro monografico di oggi, la cifra oscillava dai 10 euro mensili agli 80 euro all’anno) e in virtù di questo abbonamento riescono a guardare – ad esempio – più partite per ciascun turno di campionato. Tuttavia, la sanzione sembra applicarsi soltanto al momento del blocco dell’indirizzo IP (quindi, quando l’utente sta guardando un solo contenuto).
La domanda che ci si pone, in seguito alla sentenza del tribunale di Lecce sulla sanzione comminata agli utenti, è se queste pene non siano sproporzionate verso il basso. Oggi, un abbonamento al principale OTT che prevede la fruizione standard dei contenuti collegati alla Serie A – ad esempio – costa 359 euro all’anno. Uno schema di questo tipo – un combinato disposto tra la sanzione minima e i prezzi eccessivamente alti dell’OTT – potrebbe rappresentare una sorta di incoraggiamento a delinquere, almeno per la prima volta. Un metodo più capillare per riconoscere la recidività, ad esempio, potrebbe costituire un deterrente migliore per combattere la pirateria (e il rischio calcolato di chi se ne serve).