L’accusa senza senso di Musk a Google sulle elezioni americane

Un repost, poi cancellato, in cui il proprietario di X prendeva per buona una bufala lanciata da uno dei suoi profili preferiti

06/11/2024 di Enzo Boldi

Grazie alla sua condivisione, la bufala è stata visualizzata da oltre 52 milioni di utenti. Poi, dopo aver lanciato il sasso, Elon Musk ha nascosto la mano rimuovendo il repost. Anche durante le ultime ore del voto negli Stati Uniti, il proprietario di X è salito agli onori della cronaca per aver dato adito a una fake news sulla sua piattaforma. Una falsa narrazione rilanciata da uno dei suoi profili preferiti e che, nonostante l’intervento delle Community Notes, è ancora online. Così, anche nelle ore più febbrili prima dell’apertura delle urne, è andata in scena la falsa accusa di Musk contro Google.

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Tutto è nato, come detto, da un post pubblicato dal profilo “DogeDesigner” che nel corso dei mesi non ha lesinato esaltazioni dei modelli proposti da Elon Musk e da Donald Trump.

Secondo questo account, nella sezione “dove votare” di Google, c’è una mappa per Kamala Harris e non una per Donald Trump. Dunque, sentenzia il profilo, Google è il più grande “donatore” a favore del partito Democratico. E questa narrazione, senza alcuna verifica, è stata condivisa da Elon Musk proprio durante le fasi finali del voto.

Questa condivisione, rimasta online per alcune ore prima della rimozione (qui il link al post cancellato) ha amplificato – e non di poco – la visibilità del contenuto. Ma è vero, come sosteneva Musk contro Google, che le mappe del motore di ricerca stavano favorendo la ricerca dei seggi per votare Kamala Harris?

Musk contro Google, la falsa accusa di favorire Kamala Harris

Assolutamente no. Come spiegato da Google in una risposta pubblicata proprio su X, tutto dipende da una questione di “omonimia”. Ovvero, esistono località negli Stati Uniti che si chiamano Harris.

«Il pannello “dove votare” si attiva per alcune ricerche specifiche perché Harris è anche il nome di una contea in TX. Succede anche per “Vance” perché è anche il nome di una contea». Dunque, venivano forniti i risultati sia per Harris che per Vance, ma si trattava dei nomi di due contee. Nessuna contea americana, infatti, si chiama Trump. Musk ha condiviso la spiegazione di Google, ma il caso ha voluto che il post originale abbia totalizzato quasi 52 milioni di visualizzazioni, mentre quello che poi è stato ricondiviso da Musk con la spiegazione, solo 25 milioni.

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