Ma davvero l’intelligenza artificiale (come la conosciamo noi) ha vinto il Nobel?

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Nella settimana dell'assegnazione dei premi Nobel 2024, c'è stata particolare attenzione per la scelta dell'Accademia reale di Svezia collegata all'identificazione del destinatario del riconoscimento per la Fisica. John Hopfield e Geoffrey Hinton, infatti, hanno ottenuto il premio per il loro lavoro svolto sulle reti neurali e sul machine learning a partire dagli anni Ottanta: è universalmente riconosciuto che i loro lavori siano stati elemento fondamentale per le successive applicazioni pratiche degli strumenti di intelligenza artificiale. Ma davvero si può dire - come hanno fatto in tanti - che l'intelligenza artificiale ha vinto il Nobel per la Fisica?

Nobel Fisica 2024, il ruolo dell'intelligenza artificiale

I lavori di Hopfield e Hinton, come abbiamo avuto modo di vedere, erano molto distanti (sia cronologicamente, sia a livello contenutistico) da un prodotto di AI come ChatGPT (l'associazione concettuale, purtroppo, è immediata). Anzi, c'è un'altra variabile: in particolar modo Hinton, che ha lavorato per dieci anni in Google proprio nel campo delle reti neurali, ha dimostrato a più riprese di nutrire dei timori rispetto all'evoluzione dei prodotti di intelligenza artificiale. Andato via dal colosso Big G, ha avuto modo di parlare in maniera più libera dei rischi connessi all'AI. In più di una intervista ha messo in guardia da una macchina in grado di ragionare come o meglio di un essere umano, anche se - con pragmatismo e realismo - ha affermato che lo stato attuale del prodotto porta a pensare che questo momento non sia troppo distante. E questo - soprattutto in considerazione del grave rischio rappresentato dalle eventuali armi semiautomatiche basate sull'AI - non è una buona notizia. Ecco come abbiamo affrontato il tema nel nostro monografico dedicato: