Come cambierà il Cinema italiano alla luce del nuovo Tax Credit?

Il penultimo (l'ultimo è rappresentato dalle 18 nomine decise negli istanti che hanno preceduto le sue dimissioni) atto dell'ex Ministro Sangiuliano rimodula il settore dei finanziamenti pubblici, provocando molte polemiche

19/09/2024 di Enzo Boldi

Prima di finire nel mirino delle critiche e delle inchieste (giornalistiche e non solo) per le vicende legate alla figura di Maria Rosaria Boccia. Prima di decidere in fretta e furia, per decreto, 18 nomine all’interno dell’ecosistema del dicastero della Cultura. Prima di dimettersi e lasciare il posto al neo Ministro Alessandro Giuli. Prima di tutto ciò, l’ultimo reale e concreto atto di Giuliano Sangiuliano è stata la modifica degli incentivi fiscali alle produzioni cinematografiche (e non solo) italiane. Il nuovo Tax credit – riforma necessaria per armonizzare il settore che con la pandemia aveva visto una crescita esponenziale degli “investimenti” pubblici – ha provocato molte reazioni negative da parte degli operatori ed esperti del settore, soprattutto per via della netta riduzione della concorrenza, in favore dei grandi produttori e delle grandi produzioni.

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Nel monografico di oggi, Giornalettismo analizzerà i vari punti-chiave del decreto che ha portato all’introduzione del sistema del nuovo Tax credit cinematografico. Lo faremo partendo dai dati – a partite dal 2019 – pubblicati proprio dal Ministero della Cultura, per poi scendere nel dettaglio dei principali cambiamenti che modificheranno lo status quo delle agevolazioni fiscali destinati al mondo del Cinema: dalle nuove definizioni inserite nel decreto, passando per i nuovi scaglioni e criteri (vincolanti) che le produzioni dovranno rispettare per poter accedere al supporto statale. Inoltre, accenderemo un occhio di bue anche su ciò che accadrà – in termini di crediti di imposta anche per le produzioni web e televisive.

Nuovo Tax credit, come cambierà il Cinema italiano

Una misura che ha già provocato moltissime critiche da parte degli addetti ai lavori, soprattutto per quei limiti stringenti che potrebbero penalizzare le piccole produzioni rispetto alle grandi. Dunque, il cosiddetto “Cinema indipendente” potrebbe esser vittima di una tagliola fatale. Ovviamente, occorre ricordare come la riforma del Tax credit fosse diventata necessaria: nel corso degli ultimi anni, con un impulso dato dal periodo pandemico, sono aumentate sia le richieste di accesso ai crediti di imposta cinematografiche, anche per la produzione di pellicole che non sono mai state proiettate in sale (il 44% del totale). Dunque, quei beni prodotti senza un reale e concreto scopo commerciale.

Ed è questo il punto principale su cui si è concentrata l’azione dell’ormai ex Ministro Sangiuliano. Una riduzione di quelli che, secondo il MiC (e il governo Meloni nei suoi vari attori protagonisti), sono stati degli sprechi. Ma se da una parte c’è stato un sistema che – di fatto – ha “dopato” la filiera della produzione cinematografica, sembra questi nuovi princìpi sono siano la soluzione a tutti i mali, come spiegheremo con i nostri approfondimenti di oggi.

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