Forse è il caso di abituarsi a un nuovo Internet Archive

In questi giorni, la property sta subendo diversi attacchi Ddos. Ma il vero problema è rappresentato dall'appello nella causa su Open Library, che ha di nuovo visto prevalere i grandi editori americani

13/10/2024 di Gianmichele Laino

Ormai è da un po’ di tempo che il percorso di Internet Archive (e soprattutto della sua Open Library) risulta essere tracciato. Innanzitutto, la sentenza di primo grado del processo contro il sistema che permetteva agli utenti di prendere in prestito i libri – anche coperti da copyright – aveva dato ragione ai grandi editori americani, infastiditi da questa disponibilità gratuita dei loro volumi. Internet Archive aveva fatto ricorso, sperando in una rivisitazione delle accuse: tuttavia, anche la sentenza di secondo grado ha confermato la responsabilità di uno dei più grandi prodotti di divulgazione che affonda le sue radici nell’internet delle origini, quello che si doveva configurare come un servizio per gli utenti e che aveva l’ambizione di rendere più democratica la conoscenza.

Il destino segnato della Open Library di Internet Archive

Internet Archive aveva provato ad affermare il principio del fair use, ovvero della motivazione accademica e didattica alla libera divulgazione di un contenuto coperto dal diritto d’autore. L’interpretazione, nel diritto americano, è abbastanza sfumata e – a onor del vero – il principio del fair use è stato riconosciuto spesso a progetti simili a quello di Internet Archive (si pensi, ad esempio a Google Books). La sensazione della Open Library è quella che ci sia stato un vero e proprio concorso di responsabilità nell’individuare la sua colpevolezza nella causa.

E adesso – se non li si può battere – forse conviene unirsi a loro. Dovremmo abituarci a un Internet Archive molto diverso da quello che conoscevamo: un accordo con Google è alla base della sopravvivenza della Wayback Machine, ovvero di quel servizio che consente di recuperare vecchie pagine dei siti web, per monitorarne – tra le altre cose – contenuti ed evoluzione. Oggi, intanto, la non-profit deve fronteggiare una serie di attacchi DDos e anche un data breach: insomma, sembra che al peggio non ci sia mai fine.

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