Un governo sordo di fronte agli evidenti danni del sistema Piracy Shield
Agcom e Lega Serie A continuano a difendere questo strumento, nonostante le contestazioni. E la politica - che ha dato vita a questa legge - continua a non fare nulla
10/12/2024 di Enzo Boldi
Un indizio non fa una prova, ma centinaia di segnalazioni dovrebbero almeno aprire uno spazio di riflessione per cercare di capire come il sistema del Piracy Shield sia completamente fuori controllo e non in linea con il funzionamento della rete. Invece, dopo quasi un anno di errori al grido di “lotta alla pirateria”, il governo continua a tirare dritto. Continua a non ascoltare e comprendere (probabilmente, essendo stata la stessa politica a partorire una normativa decisamente “ignorante” in materia di internet) le immense criticità di questo “scudo” che ha colpito indiscriminatamente (e continua a farlo, basti pensare al più recente caso DDay) colpevoli e innocenti.
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Giornalettismo ha raccontato, pedissequamente, tutte le criticità emerse fin dall’inizio. Addirittura fin da quando il Parlamento approvò, a larghissima maggioranza, quella legge che ha – di fatto – dato il via all’epoca della piattaforma Piracy Shield. E, come noi, anche molte altre testate (non tutte, purtroppo) hanno scritto articoli su articoli dedicati agli effetti delle storture di un sistema sbagliato basato su una normativa – addirittura peggiorata nel tempo – sbagliata. Non tanto per il fine (siamo anche piuttosto “stanchi” di dover sottolineare sempre come la lotta alla pirateria sia sacrosanta), ma per la strategia utilizzata.
Piracy Shield, il governo non vuole ascoltare i problemi
E se le testate, medie e piccole (perché le “grandi” si sono occupate della vicenda solo se i problemi riguardano grandi attori, come Google Drive), non riescono ad arrivare alle orecchie di chi governa, neanche le voci critiche interne sembrano avere terreno fecondo nei palazzi dove vengono prese le decisioni e dove vengono scritte e approvate le leggi. L’ultima vicenda, quella legata alla testata online DDay, è emblematica: un IP secondario su cui si poggiava il traffico gestito dalla CDN verso quel sito è stato oscurato dopo una segnalazione. Perché il portale era lì sopra? Perché le CDN smistano il traffico seguendo la dinamica del load balancing, per evitare di sovraccaricare i server. Evidentemente, chi ha scritto la legge pensa che su un indirizzo IP “giri” solamente un sito e che colpendo quell’IP si colpisca solamente un sito che trasmette contenuti “piratati”. Ovviamente non è così, eppure nessun intervento del governo è previsto per sistemare la questione.
Anzi, il Parlamento è riuscito a peggiorare, solo qualche settimana fa, quella norma inserendo l’avverbio “prevalentemente” e andando a dimostrare di non conoscere minimamente il funzionamento di internet. Voi direte: ma se non conoscono il funzionamento della rete, come fanno ad ascoltare i problemi? Una domanda corretta, ma si potrebbe chiedere la consulenza di chi conosce il mondo di internet a fondo, senza basarsi su istinti legislatori di chi è solo un frequentatore di internet che pensa prima a “tutelare” i miliardari del calcio, senza considerare tutto l’ecosistema attorno fatto di piccoli e grandi progetti dietro cui lavorano (e trovano fonte di sostentamento) migliaia di cittadini onesti. A questo punto pensiamo che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire.