Prendersi cura del “mal d’amore”: con il progetto Resilia è possibile

Abbiamo intervistato la dottoressa Valeria Riccio, co-founder e CEO dell’azienda che ha dato vita a una piattaforma unica nel suo genere

07/10/2024 di Enzo Boldi

Passa il tempo e cambiano anche i modi per relazionarsi con le altre persone. Colpa e merito anche del digitale che ha abbattuto moltissime barriere e ha aiutato tante persone, per esempio, a trovare l’amore della loro vita. Non sempre, però, le storie hanno un lieto fine. Problemi che emergono con il tempo, considerazioni del “sé” che mutano o che si riscoprono con il passare degli anni. Perché se è vero che, come cantava Antonello Venditti, “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, nell’era del tutto e subito, della velocità e della curiosità senza confini, occorre avere in mano tutte le carte per affrontare anche i problemi che possono emergere in una coppia e come singoli individui. E per farlo, lo stesso digitale sembra essere la chiave. Esattamente come insegna l’esperienza di Resilia 

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Parliamo di un’azienda molto giovane che proprio nelle scorse settimane ha ha lanciato il proprio prodotto e avviato il primo percorso di gruppo. Mental coaching e psicologia applicate alle emozioni umane e alla fine di una relazione. Il tutto grazie a una piattaforma ad hoc che mette al centro uno degli aspetti fondamentali di questo ecosistema: il poter fare community. Persone al supporto di altre persone che hanno storie simili e vogliono cambiare i propri schemi per gestire e superare una profonda delusione sentimentale. Questo è, ma solo in sintesi, l’ambiziosa mission che si impegna a realizzare Resilia. 

Resilia, la piattaforma per prendersi cura del mal d’amore

Giornalettismo ha intervistato Valeria Riccio, co-founder e CEO di Resilia, per scoprire i dettagli di questo progetto che, fin dalle sue prime ore di vita, ha già riscontrato un importante successo, con obiettivi ben precisi: «Non ci rivolgiamo a una specifica fascia d’età. Diamo un supporto reale, costante e continuativo alle persone che sono in una crisi relazionale o alla fine di una relazione importante. Quindi, ci prendiamo cura del dolore d’amore».  

Per farlo, c’è il team di esperti, la community e il supporto della tecnologia. La piattaforma, come ha sottolineato la dottoressa Riccio, si basa proprio sulle virtù della rete: «Per noi è un modo per unire le persone. Ciò che fa Resilia è offrire una community in cui ci si possa sostenere a vicenda, tra persone che stanno sentendo emozioni simili, che stanno provando lo stesso disagio in questo momento. Quindi si abbatte quella paura di raccontare quello che si sta vivendo e capire che ci sono altri che stanno si trovano in quella stessa dinamica. Senza vergognarsi delle proprie emozioni. Anzi, al contrario: senza sentirsi incompreso».   

Costrutti mentali, spesso tipici della “tradizionalità” che siamo stati abituati a vedere. Ma proprio grazie a un percorso molto strutturato, si vanno ad abbattere molti dei confini: «Unire le persone e non farle sentire mai sole attraverso un supporto giorno per giorno, indipendentemente dalla loro posizione geografica. Dunque, si azzerano le distanze mentre si offre un sostegno è quotidiano».  

Come Resilia può aiutare a superare una delusione d’amore 

Le diverse anime del percorso, dunque, permettono di superare molte delle paure, offrendo agli utenti che hanno deciso di rivolgersi a questa giovanissima azienda non solo una community: «Resilia offre video-percorsi, percorsi individuali o di gruppo. Questo ci permette di ottimizzare i tempi di spostamento, essere vicini a persone che vengono da tutte le parti d’Italia e creare connessioni attraverso esperienze condivise, oltre a riuscire a seguire persone che, magari, fino a quel momento non hanno trovato il supporto su misura per loro. Uno dei punti di forza è l’abbattimento di alcune barriere grazie al digitale. E non parliamo solamente della distanza fisica. Con i percorsi di gruppo, per esempio, noi uniamo le persone. Ovviamente esistono anche percorsi personali che sono necessari e fondamentali in alcuni casi, ma noi spingiamo per la coralità, perché c’è uno scambio di energie e una vicinanza tra le persone. Noi diciamo sempre che la storia di uno può essere la storia di tutti. Le emozioni, il dolore e la delusione sono spesso “democratici”, anche se figli di situazioni e storie apparentemente differenti».

Il confronto diventa fondamentale proprio per la crescita personale. Ma non c’è solamente questo: «L’approccio di Resilia è un metodo combinato tra la psicologia e il coaching. Ciò che facciamo è capire come è stato appreso l’amore attraverso gli stili di attaccamento. Quindi l’amore si impara, si impara da piccoli, ma lo si può reimparare. Se l’ho imparato male, posso reimpararlo. Come? Attraverso una serie di esercizi e approcci che sono di coaching e che mirano a sostituire schemi vecchi con schemi nuovi».  

Ed ecco il cambio di metodologia rispetto al passato. Gruppi, community e molto altro sono elementi fondamentali per allenarsi costantemente su sé stessi. Ma come è possibile farlo? «Non basta un incontro a settimana, ed è il motivo per cui abbiamo creato una community, un percorso strutturato in cui noi ogni giorno diamo ai nostri clienti esercizi, tips e riflessioni per allenare il cambiamento – ha spiegato Valeria Riccio a GTT -. Questo significa che per sostituire il vecchio schema devo allenare costantemente la mia mente e il mio modo di pensare ad un nuovo schema. Più mi alleno, più rapidamente sostituisco lo schema. Il nostro percorso è giornaliero per riuscire ad allenarci il più possibile e raggiungere prima e meglio il traguardo».

Ovviamente, tutto il progetto si basa su professionalità che lo rendono attuabile: «Abbiamo psicologi e coach, però utilizziamo un metodo tendenzialmente di coaching perché il nostro principale obiettivo è spingere all’azione: assicurarci di poter migliorare la relazione attuale in qualche modo, oppure – se è finita – prepararci a superare il dolore e prepararci a un nuovo amore in modo sano, cercando di evitare che il ciclo si ripeta».

Il ruolo del digitale nella nuova concezione di “relazione” 

Le community di Resilia rappresentano al meglio una delle possibili cure a uno dei tanti “mali” provocati proprio dal digitale. Sempre più spesso leggiamo e veniamo a conoscenza di relazioni nate attraverso i social network o altre app dedicate. Tutto ciò ha accelerato i progressi e ha provocato anche la creazione di schemi mentali che hanno poco a che vedere con il mondo reale. «È come se fossero aumentate le opportunità e in un mondo con più opportunità saper scegliere e decidere di restare o di lottare per qualcosa che in un momento mi fa star male è più difficile, perché la tua mente pensa tende a pensare “posso avere altro”, “mi è disponibile altro” – ha proseguito Valeria Riccio -. Quindi, si tende mollare quello che mi sta facendo soffrire in quel momento e non lottare per quello che ho per poterlo prendere altrove. Questo è un po’ lo schema nuovo del paradosso del digitale: ci dà più opportunità, ma avere più opportunità non sempre è così facile da gestire, perché poi devi saperle maneggiare. Quindi, l’educazione sentimentale in questo momento è necessaria proprio perché, aumentando gli stimoli che ogni persona riceve, contemporaneamente occorre equipaggiarsi per gestirli ed essere in grado di affrontare tutte le possibili dinamiche. Occorre definire gli schemi, conoscere sé stessi, comprendere e accettare i propri limiti, i propri confini e vivere la relazione sentimentale che si desidera». 

Schemi per il presente e per il futuro. Infatti, Il lavoro di questa coaching community è solamente all’inizio: «Con Resilia siamo già partiti con un primo percorso di gruppo. Il nostro obiettivo entro la fine dell’anno è far partire diversi percorsi per poter seguire il più alto numero di persone possibile. Per il 2025 speriamo di riuscire a fare uno step superiore come azienda. Abbiamo delle metriche che vorremmo raggiungere, aiutare un numero considerevole di persone, riuscire anche a divulgare un nuovo modo di amarsi e amare – ha concluso la dottoressa Riccio -. Insomma, raccontare l’amore in una forma che purtroppo non siamo più spesso abituati a sentire».

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