TIM, da monopolista della rete telefonica italiana a “senza rete”

L'accordo con KKR per la vendita della rete fissa più utilizzata in Italia: risolleva l'azienda dalla sua posizione, ma mette in guardia l'Europa

02/07/2024 di Gianmichele Laino

Non ci sono più punti fissi. Un calembour per dire che TIM, che è stato leader del settore della rete fissa in Italia, l’operatore che fino a questo momento aveva il pallino del gioco sul mercato da questo punto di vista, ha definitivamente ceduto questa particolare infrastruttura a KKR. Lo ha fatto per un incasso che parte da una base minima di 18 miliardi di euro, ma che potrebbe salire fino a 22,2 miliardi di euro nel caso dell’ormai prossima fusione tra FiberCop (l’azienda del gruppo TIM che era già una partecipata di KKR e che si occupava di fornire agli operatori autorizzati l’accesso alla rete stessa) e OpenFiber (la società che si occupa di banda ultralarga). Con questa operazione, pur dismettendo una delle sue infrastrutture più importanti, TIM riesce a ridurre in maniera drastica il suo debito (che scenderà a 7,4 miliardi entro la fine del 2024).

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La rete fissa TIM passa a KKR: cosa succederà adesso

La domanda che potrebbe sorgere spontanea è: ma se TIM era pressoché il maggiore operatore sul mercato italiano per quanto riguarda la rete telefonica fissa, adesso come eserciterà il suo ruolo di compagnia telefonica? Di sicuro, i cambiamenti che si sono verificati negli ultimi anni portano ad attribuire un peso minore – nello sviluppo prospettico – a una infrastruttura come la rete fissa (anche se questa resta strategica). Questo significa che TIM, per il futuro prossimo, si sposterà verso il cloud computing, verso l’IoT, verso la cybersicurezza, verso la rete mobile e verso altri servizi, separando questi ultimi proprio dall’infrastruttura. Non è escluso, tra l’altro, che in futuro ci possano essere delle ulteriori sorprese – sempre in ottica rete fissa – con una possibile acquisizione di Iliad da parte della stessa TIM.

Allo stato attuale dei fatti, tuttavia, l’operazione con KKR muta degli equilibri importanti. Innanzitutto, partendo dalla forza lavoro: di oltre 35mila dipendenti, TIM ne manterrà solo 17mila, mentre gli altri passeranno sotto la direzione di KKR. Questo per far capire quale sia la portata del trasferimento della rete fissa da TIM a KKR. Occorrerà capire, adesso, quanto l’intervento di un investitore internazionale in private equity potrà pesare su una infrastruttura strategica. E – da questo punto di vista -, come vedremo in un altro passaggio del nostro monografico di oggi, l’Europa sembra avere qualche perplessità.

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