I cinque cardini della riforma della Università telematiche

Non è chiaro se il decreto ministeriale arriverà prima dell'inizio imminente dell'anno accademico, ma ci sono degli aspetti molto importanti

04/09/2024 di Enzo Boldi

Se ne discute da tempo e, forse, entro la fine dell’anno ci sarà una grande riforma – attraverso un decreto ministeriale di cui sono già trapelate delle bozze – per quel che riguarda la regolamentazione dell’ecosistema delle Università telematiche in Italia. Il testo definitivo, secondo i piani originali, doveva arrivare prima della chiusura dei lavori parlamentari, ma il calendario è stato posticipato. Sta di fatto che, da quanto già noto, sono almeno cinque i campi di azione che saranno riformati con l’introduzione di nuove regole. Alcune, ovviamente, riguarderanno anche gli Atenei “tradizionali”.

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Se è vero che per quel che riguarda i requisiti per ottenere la certificazione (accreditamento) presso il Ministero – ciò che consente di equiparare i titoli a quelli ottenuti nelle Università “tradizionali” – non sembrano esserci moltissimi scossoni (a partire dal ruolo sempre più centrale dell’ANVUR nella valutazione), alcune grandi novità sono figlie dei numeri: con l’aumento, in dieci anni, del 410% degli iscritti, occorre procedere con cambiamenti strutturali. Anche perché, l’opinione pubblica spesso ritiene che la via “telematica” sia solamente una scorciatoia rispetto a un percorso di studi “in presenza”.

Riforma Università telematiche, i punti-chiave

Dunque, alcune aree di intervento dell’imminente riforma Università telematiche riguarderanno le lezioni e gli esami in presenza. Andiamo a scoprire i punti-chiave di quel che – entro la fine dell’anno – dovrebbe modificare questo ecosistema.

  • Lezioni in diretta (e in presenza, seppur telematica). La bozza del testo della nuova riforma obbligherà i singoli corsi di studio a offrire una chiave ibrida: il 60% delle lezioni potrà essere registrato e consultabile dallo studente (attraverso la piattaforma di e-learning dedicata) a suo piacimento. Il restante 40%, invece, prevederà delle lezioni in diretta (in alcuni casi può anche essere prevista la presenza fisica in una delle sedi del singolo Ateneo), in modo tale da consentire allo studente di interagire direttamente con il docente.
  • Esami in presenza e dal vivo. Non sarà più possibile sostenere esami a distanza attraverso le piattaforme dedicate. Le verifiche di fine corso, dunque, dovranno essere effettuate in presenza, in una delle sedi dell’Ateneo (al netto di cause di forza maggiore, come “motivi sanitari).
  • Numero di docenti. Visto l’aumento degli iscritti ai corsi delle Università telematiche, la normativa vigente prevederebbe un netto aumento del numero dei docenti (attualmente, secondo decreto ministeriale 1154 del 2021, è prevista la presenza di almeno 7+3 tra docenti di riferimento e professori ordinati o associati ogni 250 studenti). Si sta pensando – ed è questo il punto più critico – di non adottare questo sistema per gli Atenei telematici, mantenendo intatto il numero dei docenti, anche se gli studenti aumenteranno.
  • Formazione continua. Il suddetto decreto prevede l’obbligo – per i docenti – di partecipare a corsi di aggiornamento. E non solo: anche il materiale didattico messo a disposizione degli studenti iscritti a un corso di laurea dovrà essere aggiornato, senza prevedere la presenza di testi non più attuali e attualizzabili. A partire dai contenuti.
  • La certificazione. Questo aspetto dovrebbe toccare sia le telematiche, sia le tradizionali. Il Ministero sta valutando l’introduzione di una nuova certificazione per i corsi online e per gli esami. Un concetto che sembra essere molto complesso, ma che – in realtà – dovrebbe avere un’applicazione molto più semplice: si parla di un test (con valutazione dell’ANVUR) chiamato Teco che dovrebbe essere sottoposto (secondo standard nazionali) agli studenti prima dell’inizio del corso, in modo tale da valutare le competenze acquisiti una volta terminato il corso e sostenuto l’esame.

Dunque, come abbiamo letto, nella probabile e imminente riforma delle Università telematiche si andranno a toccare degli aspetti-chiave, ma con pochissimi riferimenti ai requisiti per ottenere il riconoscimento del Ministero.

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