I cinque cardini della riforma della Università telematiche

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Se ne discute da tempo e, forse, entro la fine dell'anno ci sarà una grande riforma - attraverso un decreto ministeriale di cui sono già trapelate delle bozze - per quel che riguarda la regolamentazione dell'ecosistema delle Università telematiche in Italia. Il testo definitivo, secondo i piani originali, doveva arrivare prima della chiusura dei lavori parlamentari, ma il calendario è stato posticipato. Sta di fatto che, da quanto già noto, sono almeno cinque i campi di azione che saranno riformati con l'introduzione di nuove regole. Alcune, ovviamente, riguarderanno anche gli Atenei "tradizionali". LEGGI ANCHE > La storia della truffa di undici Università telematiche Se è vero che per quel che riguarda i requisiti per ottenere la certificazione (accreditamento) presso il Ministero - ciò che consente di equiparare i titoli a quelli ottenuti nelle Università "tradizionali" - non sembrano esserci moltissimi scossoni (a partire dal ruolo sempre più centrale dell'ANVUR nella valutazione), alcune grandi novità sono figlie dei numeri: con l'aumento, in dieci anni, del 410% degli iscritti, occorre procedere con cambiamenti strutturali. Anche perché, l'opinione pubblica spesso ritiene che la via "telematica" sia solamente una scorciatoia rispetto a un percorso di studi "in presenza".

Riforma Università telematiche, i punti-chiave

Dunque, alcune aree di intervento dell'imminente riforma Università telematiche riguarderanno le lezioni e gli esami in presenza. Andiamo a scoprire i punti-chiave di quel che - entro la fine dell'anno - dovrebbe modificare questo ecosistema. Dunque, come abbiamo letto, nella probabile e imminente riforma delle Università telematiche si andranno a toccare degli aspetti-chiave, ma con pochissimi riferimenti ai requisiti per ottenere il riconoscimento del Ministero.