La discutibile spiegazione dell’ad sull’aumento dei prezzi di Dazn

Abbiamo provato a dare un contesto alle affermazioni del CEO Stefano Azzi che, in un'intervista, ha spiegato il perché dell'aumento dei costi dell'abbonamento di Dazn

13/06/2024 di Gianmichele Laino

«Tra le leghe europee, la Serie A resta quella con il prezzo più basso. Il calcio e lo sport hanno un valore. I nostri pacchetti base equivalgono quasi a un caffè al giorno. Abbiamo già lavorato affinché l’utente possa avere un punto di ingresso in linea con il 2021. Manteniamo il prezzo d’ingresso con diverse forme che stiamo ampliando, sia come tipo di offerta sia come nuove modalità di accesso all’offerta». Parola di Stefano Azzi, CEO di Dazn che – in questo modo – ha provato a trovare una giustificazione ai rincari che l’OTT ha messo in atto in questa stagione per i suoi abbonati. Ricordiamo, infatti, che dalla stagione di Serie A 2024/2025, guardare le partite del nostro massimo campionato su due dispositivi diversi in luoghi diversi arriverà a costare 599 euro all’anno. I rincari di Dazn non sono stati percepiti da Stefano Azzi come problematici, sia in valori assoluti, sia rispetto agli altri campionati europei.

LEGGI ANCHE > Solo i tifosi di alcune squadre potranno risparmiare sugli abbonamenti di Dazn

Rincari di Dazn, la spiegazione di Stefano Azzi

Posto che 599 euro all’anno sono un po’ di più di un caffè al giorno (visto che siamo intorno a 1,60 euro al giorno), dobbiamo anche mettere in evidenza una cosa. Se è vero che il costo dell’abbonamento risulta essere in linea con quello che i tifosi del resto d’Europa pagano per vedere i loro campionati di riferimento (la Premier League, ad esempio, ma anche la Liga spagnola), è pur vero che i diritti tv della Serie A acquistati da Dazn hanno un costo molto più basso di quelli che – ad esempio – Sky e TNT hanno dovuto sostenere per la Premier League. Le due emittenti, infatti, si sono aggiudicate i diritti televisivi del campionato più bello e competitivo del mondo per la cifra record di 7,8 miliardi di euro per i prossimi 4 anni. Questo equivale a 1,95 miliardi di euro all’anno, più del doppio dei 900 milioni a stagione che sono stati necessari a Dazn per accaparrarsi i diritti televisivi della Serie A.

Stesso prezzo per gli abbonati, dunque, a fronte – però – di due servizi che vengono erogati a partire da acquisizioni da volumi numerici molto diversi. Inoltre, Stefano Azzi ha parlato di una offerta che è sempre più completa e ricca. Fermo restando che, quest’anno, ci saranno le olimpiadi di Parigi 2024 (che potranno essere fruite su Dazn grazie ai due canali Eurosport), l’evento verrà trasmesso anche altrove ed è ben lontano dall’essere una esclusiva dell’OTT.

Non consideriamo, poi, che l’inserimento in piattaforma della radio-tv della Lega Serie A (altra novità annunciata nell’intervista di Stefano Azzi) servirà molto probabilmente per ridurre il minutaggio dei pre e dei post partita negli studi di Dazn che saranno sempre più virtuali e sempre meno fisici (con una relativa ottimizzazione dei costi che è stata fatta passare come investimento su una tecnologia più avanzata). E se è vero, come dice Azzi, che non ci saranno licenziamenti a Dazn (nonostante le preoccupazioni dei sindacati), è pur vero che tra telecronisti e commentatori di punta, dal prossimo anno l’OTT dovrà fare a meno di nomi importanti e significativi. Oltre che del miliardo di TIM (rinegoziato a 250 milioni di euro).

Insomma, costi simili a quelli degli altri Paesi europei? Sì. Ma l’acquisizione dei diritti è costata molto meno. Aumento dell’offerta e del tasso tecnologico? Forse dovremmo parlare più di un escamotage per cercare di ottenere la massima resa con la minima spesa.

Share this article
TAGS