La Serie A ha fatto causa a Cloudfare

Il contenzioso è partito sabato 24 febbraio, quando la piattaforma Piracy Shield ha oscurato un IP collegato alla società americana di CDN

27/05/2024 di Enzo Boldi

A pronunciarsi sarà il Tribunale ordinario di Milano a valutare se le contestazioni mosse dalla Lega Serie A contro Cloudfare siano legittime. Sta di fatto che quel che è cominciato alla fine di febbraio nei confronti della multinazionale americana che offre servizi di CDN, DNS e VPN rischia di creare un precedente molto preoccupante per la libera navigazione e il libero utilizzo della rete internet in Italia. Tutto è partito da una segnalazione arrivata sulla piattaforma Piracy Shield che ha provocato l’oscuramento di un IP sul quale si appoggiavano migliaia di siti. Insomma, colpire tutti per punire uno solo (quello che trasmetteva illegalmente le partite di calcio).

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Era sabato 24 febbraio quando, attraverso una segnalazione ricevuta dalla piattaforma Piracy Shield, gli Internet Service Provider (ISP) hanno provveduto – come da obbligo di legge – a oscurare un IP accusato di avere al proprio “interno” un sito che trasmetteva illegalmente le partite del massimo campionato di calcio italiano. Come raccontato in un nostro approfondimento dell’epoca, il blocco e l’oscuramento dell’IP contestato (188.114.97.7, collegato a Cloudfare) aveva provocato problemi anche a molti altri gestori “innocenti” di siti online.

Serie A contro Cloudfare, le accuse sulla pirateria

Ma ora, quella vicenda rischia di finire in tribunale. Agcom, nelle prime settimane dopo l’oscuramento, ha ricevuto circa 2mila mail di contestazione da parte dei proprietari dei domini oscurati senza aver commesso alcun reato. Ma ora si va avanti, con la Serie A che ha deciso di denunciare la multinazionale Cloudfare con diversi capi d’accusa. In primis, si accusa l’azienda di mettere a disposizione degli utenti una VPN gratuita – oltre al DNS – che consente loro di interagire con la rete attraverso una rete privata. Dunque, superando alcuni limiti di trasmissione (compresa la geolocalizzazione e l’identificazione). E, tra questi utenti, i legali della Lega Serie A sostengono che ci siano anche i “pirati”.

Stando alle contestazioni mosse dalla Serie A contro Cloufare, inoltre, l’azienda americana potrebbe intervenire per evitare che i suoi servizi siano utilizzati per trasmettere in rete materiali protetti da copyright. In che modo? Oltre a un’azione preventiva di controllo, anche fornendo alle forze dell’ordine i cosiddetti “log di connessione”. Nelle accuse, si sostiene che l’azienda non faccia nulla di ciò, come confermato da un documento presente all’interno del suo sito:

«Non abbiamo mai installato software o apparecchiature delle forze dell’ordine sulla nostra rete, o fornito un feed di contenuti che transitano sulla nostra rete: come azienda di sicurezza, lo sappiamo che mantenere il controllo sull’accesso alle nostre reti è un imperativo assoluto. È per questo che il nostro team di sicurezza si è concentrato sui controlli di accesso, sulla registrazione e sul monitoraggio e si sottopone a più valutazioni di terze parti all’anno. Vogliamo garantire che i nostri clienti capiscano che non vi è alcuna esenzione in tali controlli per le forze dell’ordine o gli attori governativi. Ecco perché affermiamo sia che Cloudflare non ha mai installato software delle forze dell’ordine e che non abbiamo mai fornito a nessun governo organizzazione un feed dei contenuti dei nostri clienti che transitano sulla nostra rete».

Ora starà al Tribunale ordinario di Milano valutare le accuse di parte mosse dalla Lega Serie A nei confronti di Cloudfare.

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