Ma davvero servirà lo spid per navigare sui siti per adulti?

In principio fu un titolo non propriamente azzeccato per accompagnare l'articolo sul tema proposto dall'edizione cartacea di Repubblica. Gli scatti a questa pagina e la scarsa propensione degli utenti ad approfondire le notizie (una pratica - ahinoi - sempre più diffusa) hanno fatto il resto. Nel week-end si è diffusa una vulgata sui social network a proposito dei siti porno (e - in generale - sui siti per adulti): secondo questa versione, dal 2025 sarà necessario accedere con Spid per poter visionare il contenuto xxx. Tutto questo sarà possibile grazie all'entrata in vigore delle linee guida dell'Agcom, che recepiscono le indicazioni date dal legislatore nel cosiddetto decreto Caivano, dove sono state inserite delle indicazioni per contrastare la violenza tra i minori. La notizia, come spesso accade in questi casi, parte da un assunto vero (cioè, la possibilità di verificare l'età per consentire l'accesso ai siti porno soltanto ai maggiorenni), ma si colora poi di una conseguenza non corrispondente a verità: lo Spid, infatti, non sarà l'unico sistema di verifica per l'età (e - probabilmente - sarà proprio quello meno utilizzato). LEGGI ANCHE > Come sta andando l'age verification negli Stati Uniti?

Spid su siti per adulti, la vulgata che non corrisponde totalmente a verità

Il tema dell'age verification per l'accesso ai siti che contengono materiali pornografici (ma anche quelli che riguardano gioco d’azzardo e scommesse, violenza, odio e discriminazione, danno alla salute, anoressia, bulimia, sette sataniche) non è di certo qualcosa che viene fuori all'improvviso. Come avevamo raccontato già su Giornalettismo, infatti, l'Agcom aveva avviato una consultazione pubblica al fine di redigere quelle linee guida che sono state pubblicate alla fine della scorsa settimana. Il risultato è un testo che analizzeremo nel dettaglio in un altro articolo del nostro monografico di oggi sul tema. Come abbiamo visto, non si parla esclusivamente di Spid per l'accesso ai siti per adulti, ma di software installati su smartphone o pc o - in alternativa - di identificazione effettuata attraverso soggetti indipendenti. Agcom ha seguito alcuni esempi che sono già in vigore altrove. In Louisiana, ad esempio, è possibile accedere a quei siti che presentano almeno per il 33,3% dei contenuti per adulti soltanto attraverso la scansione del proprio documento d'identità. A ogni modo - visti proprio questi precedenti - viene da chiedersi se, dal 2025 in poi, l'identificazione dei soggetti che navigano su siti per adulti sia resa più semplice: in realtà, nelle sue linee guida, Agcom prevede anche dei sistemi di sicurezza e di tutela dell'identità che dovrebbero impedire ai soggetti coinvolti (i siti per adulti, ad esempio, ma anche i software o i sistemi indipendenti necessari alla verifica dell'età) di risalire all'identità della persona che usufruisce del servizio. Fatto sta che, con qualsiasi sistema si decida di procedere, dal 2025 uno dei principi alla base del meccanismo di funzionamento di internet (ovvero quello del libero accesso) verrà meno. La stretta, al momento, riguarda soltanto i siti per adulti (quantomeno in Italia). Ma non è escluso che, successivamente a questa previsione e visto l'ampio dibattito sul tema, si possa iniziare a guardare ai sistemi di age verification previsti da Agcom anche per le piattaforme social che, al momento, cercano di rispettare questo principio attraverso strumenti interni, autogestiti e - in ogni caso - controllati in autonomia.