La maxi-retata che ha colpito la pirateria audiovisiva in Europa

È stata ribattezzata operazione Taken down, condotta in 7 Paesi. Ha portato a 11 arresti: secondo le autorità la maxi operazione contro la pirateria assesterà un duro colpo ai 22 milioni di utenti che utilizzavano questi servizi illegali

28/11/2024 di Gianmichele Laino

Italia, ovviamente. Ma anche Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia. Una rete di pirati che serviva 22 milioni di utenti e che aveva un giro d’affari potenziale di 250 milioni di euro al mese. Il tutto servendosi di contenuti illegali messi a disposizione degli utenti stessi, che non avevano bisogno di abbonamenti e sottoscrizioni per accedere a immagini e testi coperti dal diritto d’autore. L’operazione è stata ribattezzata Taken Down ed è stata portata avanti dalla procura di Catania che, grazie anche alla collaborazione internazionale di Eurojust ed Europol, nell’ambito della rete operativa @on (finanziata dalla Commissione Europea), ha assicurato alla giustizia gli 11 responsabili di questo business illegale.

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Taken down ha assestato un duro colpo alla pirateria a livello internazionale

Gli utenti – come detto 22 milioni in tutta Europa, su una popolazione di 500 milioni di persone – potrebbero ora seriamente rischiare una sanzione amministrativa, come ha avuto modo di affermare Francesco Curcio, il procuratore di Catania che ha coordinato l’intera operazione. A settembre del 2024, in Italia, si parlava infatti di un protocollo Agcom che avrebbe consentito l’applicazione più semplice della sanzione amministrativa che la legge anti-pirateria in vigore nel nostro Paese quantificava in una forbice tra i 150 e i 5mila euro a seconda della gravità del caso. Occorrerà capire se questa previsione è applicabile anche ai cittadini degli altri Paesi i cui dispositivi sono stati oscurati in seguito all’operazione Taken Down.

Sempre la procura di Catania, commentando l’operazione, ha paragonato il business del contenuto contraffatto diffuso digitalmente a quello della cocaina, se non per volumi d’affari, almeno per quello che riguarda il guadagno rispetto all’investimento iniziale (si parla di ricavi per i pirati informatici pari dalle 10 alle 20 volte la cifra investita inizialmente). Il tutto, ovviamente, con un tasso di rischio molto più basso rispetto ai problemi che possono emergere nel traffico degli stupefacenti.

L’operazione ha avuto una grande cassa di risonanza in Italia, con i responsabili delle grandi piattaforme che distribuiscono contenuti coperti dal diritto d’autore che si sono detti entusiasti del lavoro delle forze dell’ordine, auspicando che operazioni di questo genere – insieme all’azione sistematica del Piracy Shield – possano in futuro debellare una volta per tutte la piaga della pirateria. Eppure, i dati più recenti dimostrano che sono già stati fatti degli enormi passi in avanti da questo punto di vista, se dobbiamo prendere in considerazione – lo vedremo nel prossimo articolo del nostro monografico di oggi – un recente studio che vede l’Italia in cima alla classifica dei Paesi più virtuosi quando si parla di fruizione dei contenuti coperti dal diritto d’autore.

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