Perché la Francia è stata esclusa da questo “test” di Google
Inizialmente, i Paesi europei coinvolti erano nove. Poi, dopo le proteste e l'intervento del tribunale, c'è stato il dietrofront sui transalpini
18/11/2024 di Enzo Boldi
Se prima eravamo in nove a ballare l’hully gully, ora siamo in otto a ballare l’hully gully. Parafrasiamo dei celebri versi di Edoardo Vianello per raccontare ciò che è accaduto nei giorni scorsi. Stiamo parlando dell’orma famoso “test” di Google per quel che riguarda News, search e discovery di limitare all’1% degli utenti europei (circa 4,4 milioni di persone) che i risultati delle loro ricerche finissero all’interno dei quotidiani online con sede in Europa. La sperimentazione ha coinvolto otto Paesi, ma all’inizio dovevano essere nove.
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Come abbiamo spiegato in un precedente approfondimento – e come spiegato da Google nel suo blog ufficiale – i Paesi coinvolti sono (erano) nove: Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Spagna. Secondo l’azienda di Mountain View, i dati raccolti da questa “esclusione” servono a far capire all’Unione Europea il peso specifico di Google sui risultati e sulle visualizzazioni degli articolo online. Ma perché, dopo l’annuncio, la Francia è stata esclusa?
Test Google News, perché la Francia è stata “esclusa”
A differenza degli altri, tra cui l’Italia, i giornali transalpini hanno immediatamente capito la pericolosità di questa mossa (un vero e proprio braccio di ferro tra Google e l’Europa). Infatti, come racconta Le Monde, un sindacato dei media transalpini ha immediatamente denunciato quanto stava accadendo, chiedendo al Tribunale di disporre un’ingiunzione urgente affinché questa sperimentazione non fosse portata avanti. Ed ecco che, magicamente – per usare un eufemismo – la sperimentazione in Francia non ha mai avuto inizio.
Google si è detta sorpresa di questa decisione, sostenendo che questo test non avrebbe avuto effetti sull’equo compenso previsto per gli editori. C’è un problema, però: non tutte le testate – neanche in Francia – hanno ancora trovato e siglato accordi in questa direzione. Esattamente come accade in Italia, dove dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ad Agcom e Fieg sul regolamento per l’equo compenso, i fari si sono spenti. Con i piccoli editori ancora a brancolare nel buio. In Francia – da sempre in prima linea sulla regolamentazione delle Big Tech e sulla protezione del copyright -, invece, c’è molta più attenzione alla protezione di questo settore.