Cosa potrebbe accadere, ora, alla trattativa tra Meta e SIAE?

Alla luce del parere del Consiglio di Stato, l'azienda di Zuckerberg sembra poter avere un enorme vantaggio

08/07/2024 di Enzo Boldi

Potrebbe essere finito il tempo degli accordi transitori e si potrebbe procedere (finalmente, forse) con un contratto di licenza definito, con una scadenza predefinita con dettagli economici in linea con quelli già siglati, alla fine del 2022, da altre società che detengono i diritti musicali. All’indomani del parere del Consiglio di Stato, la trattativa tra Meta e SIAE sembra essere arrivata a un bivio. Da una parte c’è la holding di Mark Zuckerberg rinfrancata dal riconoscimento ottenuto dai giudici italiani, dall’altra c’è la Società Italiana Autori ed Editori che – almeno per il momento – non ha rilasciato alcuna comunicazione in merito.

LEGGI ANCHE > Il colpo di scena nel braccio di ferro Meta-SIAE

Come abbiamo spiegato in un altro approfondimento, la querelle tra le parti prosegue da quasi un anno e mezzo. Quell’accordo iniziale che si era concluso a cavallo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 ha portato ad enormi tensioni tra le parti, fino all’improvvisa decisione di Meta di cancellare dalla propria libreria tutti i brani sotto l’egida della SIAE. Uno strappo che ha infiammato gli animi (e il malumore tra gli utenti che hanno visto sparire i sottofondi musicali dai propri reels, anche quelli già pubblicati), fino all’intervento di AGCM che ha portato alla riapertura di un tavolo di trattativa Meta-SIAE.

Trattativa Meta-SIAE, cosa potrebbe accadere adesso

Ma l’accordo non è mai stato trovato. Da una parte, infatti, c’è SIAE che voleva (e probabilmente vuole ancora oggi) un maggiore riconoscimento economico alla base di questo contratto di licenza per l’utilizzo dei “suoi” brani su Instagram e Facebook; dall’altra c’è Meta che sostiene di aver offerto la stessa cifra già offerta agli equivalenti non italiani di SIAE, accusando quest’ultima di aver fatto delle richieste (si parla del 310% in più rispetto all’accordo precedente, come spiegato dalla holding di Zuckerberg durante l’audizione alla Camera del marzo 2023) che non sono in linea con il mercato.

E ora cosa potrebbe succedere? Nonostante le “bizze”, le parti hanno proseguito la loro intesa nel corso dei mesi attraverso degli accordi transitori rinnovati. Quello in essere scadrà il prossimo 31 agosto, quindi è impossibile pensare che Meta e SIAE non stiano già incontrandosi per cercare di dirimere questa matassa. Ma ora, il coltello dalla parte del manico è passato dalle mani della Società Italiana Autori ed Editori alla società proprietaria di Facebook e Instagram.

Se prima era SIAE a poter far leva sulla delibera di AGCM che aveva parlato di un abuso di dipendenza economica da parte di Meta (come confermato anche dal Tar del Lazio), ora è Meta a poter utilizzare a suo vantaggio il parere del Consiglio di Stato che ha – di fatto – bocciato quella ricostruzione, sottolineando come Facebook e Instagram non siano servizi di streaming e che gli accordi di licenza si debbano basare sul concetto di audio library.

Il prezzo sarà giusto?

Sembrano delinearsi, dunque, almeno tre strade. La prima è il ripristino dell’accordo proposto tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 alle condizioni economiche precedenti (quelle che SIAE aveva rifiutato). La seconda è una trattativa in cui la soluzione potrebbe trovarsi in una via di mezzo: Meta fa un passo in avanti e SIAE uno indietro (a livello economico), aumentando l’offerta iniziale, ma senza raggiungere le richieste avanzate all’inizio della trattativa. La terza e ultima ipotesi è rappresentata da una strada senza ritorno.

Il Consiglio di Stato, infatti, non obbliga nessuna delle parti a sedersi al tavolo della trattativa. Dunque, SIAE potrebbe decidere di mettere la parola fine e di non proseguire in un braccio di ferro con Meta. D’altro canto, anche Meta potrebbe decidere di fare lo stesso. Entrambe queste decisioni, però, porteranno all’addio alla musica SIAE su Instagram e Facebook. Esattamente come accaduto, per alcuni giorni, nel marzo dello scorso anno.

 

Share this article
TAGS