Le posizioni di Trump-Vance sulle Big Tech

I candidati alla Presidenza e alla Vicepresidenza americana hanno idee piuttosto chiare sulle grandi aziende tecnologiche

08/08/2024 di Enzo Boldi

Nella corsa alla Casa Bianca, è importante comprendere come i due candidati vogliano approcciarsi al tema delle grandi aziende del tech, quelle in grado di fatturare svariate centinaia di milioni di dollari ogni anno proponendo prodotti e servizi sempre più all’avanguardia e sempre più invasivi nella vita dei cittadini. Il ticket composto da Donald Trump (candidato Presidente) e da J.D. Vance (che dovrebbe diventare vicepresidente in caso di vittoria Repubblicana a novembre) ha delle idee piuttosto ondivaghe sulle Big Tech e sui provvedimenti – anche in termini di sviluppo e antitrust – che potranno essere presi in futuro.

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J.D. Vance, infatti, è un uomo della Silicon Valley. Nella sua carriera, infatti, è stato un imprenditore all’interno dell’ecosistema delle aziende tech americane, ma sostiene di voler combattere il predominio delle Big Tech, promettendo di limare tutti quegli aspetti che limitano la concorrenza e non permettono alle nuove realtà di emergere. Insomma, una sorte di insider nella Valley che vuole combattere il predominio sul mercato delle grandi aziende dall’interno. Dunque, ci si attende la creazione di un terreno fecondo per le cosiddette “Little Tech”.

Trump Vance e le Big Tech, qual è la loro posizione

In attesa di conoscere a pieno, qualora saranno eletti, i piani dei democratici, nel rapporto Trump-Vance e le Big Tech emergono molte contraddizioni rispetto al passato. Basti pensare, per esempio, alla nuova posizione espressa dall’ex inquilino della Casa Bianca sulla piattaforma social cinese TikTok. Ricordiamo che fu lui a bloccare la vendita a Oracle e a minacciare il ban della piattaforma sul territorio statunitense. Oggi, invece, tutto è cambiato. Come confermato dalle sue parole nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg:

«Ora che ci penso, sono a favore di TikTok, perché c’è bisogno di concorrenza. Se non ci fosse TikTok, ci sarebbero Facebook e Instagram – e quello, sai, è Zuckerberg». 

Dunque, Trump ha cambiato idea su TikTok, ma non su Meta. La piattaforma, infatti, è stata la prima a bannarlo dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. E, di fatto, si parla sempre più insistentemente di una riforma della cosiddetta “Sezione 230” del Communications Decency Act all’interno del programma dei Repubblicani in vista del voto di novembre.

La riforma della Sezione 230

Si tratta di una legge che offre protezioni legali alle piattaforme online, in termi di responsabilità per i contenuti che vengono pubblicati dagli utenti in rete. Sia Donald Trump che J.D. Vance vogliono provare a limitare questa protezione per quel che riguarda le grandi piattaforme, rimuovendo quello “scudo legale” alle aziende Big Tech. Si tratta di un tentativo che era stato annunciato già nel corso del precedente mandato del tycoon alla Casa Bianca. Chissà se ora andrà in porto.

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