Ma cos’è e cosa fa TuneCore di Believe?

Ci addentriamo nel mondo labirintico della distribuzione digitale e delle royalties per artisti emergenti che usano le piattaforme per farsi conoscere: ecco come funzionano TuneCore e Believe

08/11/2024 di Gianmichele Laino

Per capire nel dettaglio il perché della causa di Universal Music contro Believe è opportuno far conoscere anche ai non addetti ai lavori le attività di questa etichetta discografica indipendente francese. Il suo core business, principalmente, è quello di diffondere musica in maniera digitale e di monetizzare proprio da questa attività. Non è la prima volta che si trova al centro di una controversia: nel 2020, ad esempio, diversi content creator di YouTube si lamentavano del fatto che la Believe reclamasse il diritto d’autore su brani impiegati nei loro video che, tuttavia, erano credit free e che – esplicitamente – non facevano riferimento ad alcuna etichetta discografica. A volte, vista l’automazione della moderazione su YouTube, la piattaforma concedeva a Believe le monetizzazioni derivanti da video che utilizzavano musica su cui reclamava – senza apparente motivo – il diritto d’autore.

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Cosa sono Believe e TuneCore e perché le loro attività si muovono sul filo sottile dell’equilibrio

Nel 2015, Believe ha acquisito TuneCore. La descrizione di TuneCore di Believe ci dà la corretta dimensione della sua attività e di quello che sta facendo per gli artisti musicali indipendenti:

Fondata nel 2005 e acquisita da Believe nel 2015, TuneCore è la piattaforma globale DIY per i musicisti indipendenti. TuneCore permette agli artisti di creare la propria audience e una carriera musicale grazie alla tecnologia e ai servizi di distribuzione, amministrazione editoriale e una grande varietà di servizi promozionali. L’azienda distribuisce musica in più di 150 store digitali e streaming partners pagando il 100% dei guadagni direttamente agli artisti. Con sede centrale a Brooklyn (NY) e con uffici a Los Angeles, Nashville, Atlanta e Austin, l’azienda opera a livello globale attraverso team locali situati nel Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Italia, Russia, Brasile, Messico, Nigeria, Sud Africa, India, Giappone e Singapore.

In pratica, TuneCore si occupa della distribuzione digitale della musica di artisti emergenti, cercando di fare in modo che questi ultimi possano avere delle royalties quando i loro brani vengono utilizzati sulle piattaforme come TikTok, YouTube, Instagram. Alcuni dati mettono in evidenza come TuneCore rappresenti praticamente il 10% della musica caricata su iTunes negli Stati Uniti e che, da quando è stata acquisita da Believe, questa percentuale delle due aziende congiunte arriva a oscillare tra il 25 e il 30%.

È chiaro che volumi molto alti di artisti che si affidano a queste “etichette” sottraggono gran parte della produzione di questi ultimi al controllo delle aziende coinvolte nella causa per copyright intentata dalla Universal di cui vi abbiamo parlato oggi. Ed è chiaro che le grandi case discografiche – vista la potenza di fuoco della distribuzione digitale – siano preoccupate: un utilizzo scorretto della musica online può sottrarre importanti volumi di ricavi a chi ha un’impostazione molto più tradizionale della trasmissione musicale.

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